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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Addio alla palmetta del mercato

    di MARTINA DE ANGELIS

    CIVITAVECCHIA – Da oltre un secolo la ‘‘palmetta’’ di piazza Regina Margherita si trova nel cuore del mercato di Civitavecchia e intere generazioni di cittadini se la ricorderanno giovane e forte, poi sempre più alta quasi a superare gli edifici circostanti. Nel 2010 le si dovrà dire addio. Malgrado l’ostruzionismo determinato dalla copertura del mercato, ognuno avrà notato che la pianta secolare ormai aspetta solo di essere abbattuta. Nessuno si è curato di verificare negli anni la sua salute, mettendo in conto che il terribile punteruolo rosso avrebbe di sicuro danneggiato anche la ‘‘palmetta’’ del mercato civitavecchiese, diventata ora un simbolo che di malinconia e tristezza. Innumerevoli le foto storiche della piazza, che documentano la crescita della pianta negli anni: nei primi del novecento era ancora era un albero basso, poi pian piano la si è vista svettare su tutti i banchi del mercato come per controllare l’intera piazza e con essa i suoi abitanti. Impegnata a impostare la riqualificazione del mercato, l’amministrazione non ha PALMApensato a salvaguardare prima di tutto i beni secolari di Civitavecchia. In città c’è chi pensa che la morte della pianta sia una manna dal cielo per coloro che già pensano di abbatterla da tempo, trovandola poco confacente al restyling dell’area, ed ecco che la malattia dell’albero è passata inosservata. Fatto sta che la palma prima o poi verrà rimossa e allora, nel cuore del mercato, rimarrà un vuoto nel vero senso della parola. La ‘‘palmetta’’ ha visto nascere la vecchia sede della compagnia portuale, ha resistito all’avvento del fascismo e incredibile è il fatto che sia sopravvissuta ai bombardamenti del 1943, quando buona parte della città di Civitavecchia è stata distrutta. Alla fine l’hanno spuntata il menefreghismo e la modernizzazione: la palmetta finisce nel dimenticatoio e si apre un altro capitolo, quello della trasformazione. Che qualcuno ancora antepone alle ideologie, alle tradizioni e ai valori, ignorando i fischi e le contestazioni di quanti, nonostante l’attuale periodo buio, proprio non se la sentono di rinunciare al ricordo di una Civitavecchia elevata al rango di ‘‘città d’incanto’’.