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    Politica
    2 Novembre 2011
    Authority, il sogno di Gianni e le paure del Pdl

    di GIAMPIERO ROMITI

    Alla ricerca della civitavecchiesità perduta. Ma tu guarda: della serie «è tornato irresistibilmente alla ribalta il senso di appartenenza al nostro bistrattatissimo oltre che stupratissimo territorio», le storiche imprese portuali, tutte insieme appassionatamente, chiedono a gargarozzo aperto la nomina di un locale verace alla guida dell’Authority. «Sarebbe una megaiattura, se la nostra città perdesse per la millesima volta una ghiotta occasione», parola più parola meno questo il messaggio che hanno lanciato (raccogliendo lo spunto offerto dal saggio Raffaele Meloro che di anni ne ha trascorsi nella stanza dei bottoni di quello che ai suoi tempi si chiamava Consorzio del Porto e che assunse le nuove generalità – Autorità Portuale – in coincidenza dell’entrata in scena della legge 84/94) gli esimi Sergio Serpente, Maurizio Iacomelli, Marco Palomba, Enrico Luciani, Ugo La Rosa, Curzio Verrieri e Massimo Di Gennaro in nome e per conto di: Bellettieri, Cpr, Ipg-Revello, Cpc, Traiana e Spedimar. Insomma una sorta di coro, non propriamente degli angeli e comunque ben intonato oltreché stentoreo, che si prefigge di rompere i timpani (lasciate perdere la malizia gratuita: ribadiamo i timpani e niente altro) a chi avrà il potere di incoronare il nuovo numero uno di Molo Vespucci. Cosa dire? Non male l’iniziativa, epperò non la consideriamo così straordinaria da mandarci in estasi…

    I tre puntini di sospensione, di cui sopra? Perché il discorso, per quanto interessante o palloso che sia, non può restare sospeso nel nulla. Dice: quale il significato, o se più vi piace la morale, del blablabla riservato qualche riga fa al new deal che dovrà caratterizzare l’Authority? Giustissima osservazione. Ma prima di dire la nostra al riguardo, ci preme rimarcare che i top manager suindicati hanno impreziosito il loro intervento con un passaggio a dir poco sontuoso. Questo: «Vediamo i prodromi di una nuova colonizzazione. Possibile che Civitavecchia non sappia esprimere nessun quadro nei posti di dirigenza locali? È ora di cambiare strada, se davvero si tiene a questo porto». Non c’è pericolo alcuno di travisare il significato: parole chiare come lastre di vetro. E allora giustamente tornate alla carica e chiedete una nostra opinione. Risposta: parole sante. Però c’è un però. Come mai dopo lunghi, interminabili anni di silenzio (e talvolta anche di appecoronamento) si sente il bisogno di invocare il rispetto della civitavecchiesità. Perchè all’onorevole Nerli fu steso un elegantissimo tappeto rosso sul quale camminare a passi lenti e col petto in fuori dal piazzale antistante il Palazzo fino alla sua stanza simile ad una suite cinque stelle extralusso? Perchè subito dopo l’uomo della cosiddetta provvidenza marina (o marittima, scegliete voi), Gianni Moscherini, è stato osannato, esaltato e considerato il degno successore dell’imperatore Traiano? Nerli toscano, Moscherini marchigiano: c’azzeccano qualcosa con la civitavecchiesità? Forse ai loro tempi, gli attuali operatori vegetavano in qualche località nascosta tra le pieghe dell’introvabilità? Ecco, quanto detto ci fa masticare non poca perplessità. E comunque dobbiamo anche aggiungere: è importante che sia arrivato il momento di pensare che qualcuno possa risultare un ottimo profeta in patria. Evviva la civitavecchiesità.

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    E i politici? Si sono sintonizzati sulla stessa lunghezza onda dei vip dello scalo nostrano, rimarcando anch’essi (fianco a fianco – dopo essersi scambiati sorrisi smaglianti e appiccicose strette di mano – centristi, destrorsi, sinistrorsi e misti) che ad impugnare il bastone del comando debba essere uno stracompetente, tassativamente civitavecchiese, e scevro di lacci e lacciuoli partitici. Hanno osservato gli opinionisti locali: gli esponenti pidiellini, piddini, udicini ed il resto della comitiva che ogni tanto ammazza il tempo sugli scranni dell’aula Pucci si sono ben guardati dal fare nomi ma hanno tracciato un identi-kit così lampante che se non è il Marchese del Pincio è un suo strabiliante clone. Ecco, ci risiamo: volete sapere cosa ne pensiamo noi. La risposta è immediata e, almeno a nostro avviso, fin troppo semplice: l’opzione Moscherini è irreale. Soprattutto perchè tutto potrebbe combinare il dolce Gianni meno che fuggire dalla realtà della seconda legislatura. E nemmeno il Popolo della Libertà avrebbe la forza di sopportare il peso ddell’individuazione di un candidato sindaco con pari carisma dell’attuale. E allora? Beh,siamo dell’avviso che il succitato identi-kit vale un perfetto depistaggio e che il «vero» successore di Ciani è già pronto. Non viene nominato per non correre il rischio di bruciarlo, ma noi vi diremo domenica prossima chi si trova già davanti alla stanza dei bottoni dell’Authority. Perchè non lo facciamo adesso ma tra sette lunghissimi giorni? Perchè l’attesa è un meraviglioso momento di questa fottutissima vita da gustare fino in fondo.

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    È domenica. Al pensiero di accarezzare la pelle di seta della vostra donna vi vengono già i brividi? E allora cosa aspettate.