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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Ballarò mostra una Ficoncella da poveri

    CIVITAVECCHIA – Una volta si diceva ‘‘venire dalla mecca’’, oggi qualcuno direbbe ‘‘venire da Civitavecchia’’. E non è certo il nome della ‘‘città d’incanto’’ a farci entrare di diritto nell’elenco dei posti meno ambiti dagli italiani. Esiste un’apatia cronica, una trascuratezza decennale che ha reso i cittadini succubi di classi politiche mediocre, trascinando Civitavecchia in un baratro senza via di uscita. Tanto che anche le meraviglie nostrane ancora rimaste vengono snobbate dai media, abbandonate come sono al loro destino, fatto di disattenzione e sciatteria. Nella puntata di martedì, dedicata alla manovra finanziaria, Ballarò ha dato ampio spazio alla Ficoncella, paragonandola sarcasticamente ai migliori centri termali di Ischia. Una comparazione che vede da una parte la cittadina campana con i suoi alberghi a cinque stelle da ottocento euro a notte e dall’altra Civitavecchia, con una struttura per la quale gli investimenti stentano ad arrivare, popolata da chi – questo fa notare il servizio di Marzia Maglio – una vacanza in vere e proprie zone termali non se la può permettere. Prima di affrontare il tema degli strumenti in grado di diminuire le differenze sociali ed economiche, Ballarò ha mostrato un albergo di Ischia che offre 150 trattamenti corpo e viso, con tanto di degustazione di vini in acqua. Poi la Ficoncella «dove va chi ha pensieri», con dei camper posteggiati sul verde, circondati dalle pecore e con delle vasche di acqua termale a pochi metri di distanza. «Sdraiarsi sul cemento è duro – ha affermato una donna intervistata – ma qui è così». Così l’impressione data di Civitavecchia è proprio questa: una città che non sa investire su ciò che ha, troppo impegnata a dividersi per poter pensare ad un rilancio del turismo. Eppure c’è chi al Pincio ancora ne parla, guardandosi bene dal far seguire fatti concreti ai proclami.

     

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