CIVITAVECCHIA – Il caso Calderone torna in aula. Si è tenuta questa mattina infatti l’udienza per la scarcerazione di Mario Calderone, l’elettrotecnico civitavecchiese che nel marzo del 1996 uccise a coltellate le tre figlie di 18, 12 e 4 anni, tentando subito dopo il suicidio con la stessa arma da taglio. Nel corso della procedura camerale il magistrato di sorveglianza Enrico Rinalidi competente all’esame della pericolosità del condannato, ha ripercorso la vicenda con particolare riferimento alle perizie e alle relazioni sociali e psicologiche dell’uomo durante il periodo di detenzione. Atti che non hanno però soddisfatto la difesa di Calderone, avendo ritenuto poco approfondito il quadro della personalità dell’assistito. L’avvocato Pietro Messina ha quindi chiesto un approfondimento degli aspetti legati alle caratteristiche di Mario Calderone, per dimostrare l’inesistenza di un’indole criminale normale, soffermandosi invece su aspetti del tutto soggettivi.
Il magistrato di sorveglianza ha evitato di esprimersi subito circa la pericolosità sociale del condannato, riservandosi di stabilire quello che sarà il percorso finalizzato all’accertamento dei requisiti richiesti al fine di disporne la scarcerazione definitiva. Le strade percorribili a questo punto sono due: affidare una consulenza psichiatrica ad un perito in maniera che anche la difesa possa nominarne uno di parte, oppure disporre che le osservazioni vengano eseguite presso una struttura idonea dell’amministrazione Penitenziaria. In sostanza Calderone, dopo le fasi dibattimentali degli anni scorsi, non sarebbe mai stato visitato da psichiatri, aspetto che ha indotto il legale dell’uomo ad eccepire una superficialità nella valutazione tale da impedire la formulazione di un giudizio ponderato. Per il momento il condannato rimarrà a Regina Coeli, mentre il pronunciamento del magistrato di sorveglianza è atteso prossimi giorni.
Cronaca
2 Novembre 2011
Calderone, la difesa chiede una nuova perizia