logo
    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Capitani, per la difesa è omicidio volontario con dolo eventuale

    CONFERENZACIVITAVECCHIA – Da un lato lo stato dell’iter giudiziario in corso, dall’altro lo stato della sicurezza alla centrale Enel di Torrevaldaliga Nord: su questi due ambiti si sono incentrate le dichiarazioni dell’avvocato Davide Capitani, legale della famiglia di Sergio Capitani, l’operaio 33enne morto il 3 aprile dello scorso anno a seguito di un tragico incidente alla centrale, nel corso di alcune operazioni di disostruzione di una tubatura. Parole dure nei confronti di quelli che vengono indicati come responsabili di una tragedia giudicata ‘‘prevedibile’’. Motivo per cui l’avvocato, come già anticipato nei mesi scorsi, chiederà ufficialmente alla Procura della Repubblica di trasformare l’attuale capo di imputazione in ‘‘omicidio volontario con dolo eventuale’’ «perchè – ha spiegato nel corso di una conferenza stampa insieme al padre di Sergio, Carlo, e ad uno dei fratelli, Stefano – quella squadra è stata mandata a morire, con il tubo che andava disostruito anche a costo di lasciarci la vita. Mi ha confortato che, in sede di incidente probatorio, le domande del pubblico ministero Edmondo de Gregorio siano state dirette ad accertare, attraverso l’esame dei periti, una serie di problematiche relative ai medodi utilizzati e alla centrale in sé, e in merito alla prevedibilità del tragico incidente avvenuto». Capitani ha ripercorso quanto accaduto tra il 2 ed il 3 aprile scorso, quando la temperatura della tubatura in questione scese sotto i 125°, producendo delle ostruzioni (dai 12 ai 45 metri) che si sarebbero potute togliere «solo riscaldando la condotta, con l’immissione di vapore dall’alto – ha aggiunto – un’operazione eseguita per tutta la giornata precedente all’incidente, senza dare però risultati immediati». A quel punto, a detta dello stesso avvocato che ha ricordato anche come la condotta non avesse una linea alternativa, non fosse nè riscaldabile elettricamente né coibentata, Enel decise di cambiare modalità di intervento, chiamando la ditta Guerrucci, con la squadra di Sergio inviata ad intervenire a quota 12 con una sonda con acqua in pressione «un’operazione che – ha aggiunto – abbinata all’insufflazione di vapore durata un giorno, avrebbe potuto prevedibilmente causare un’esplosione, non si sa di quale entità». Capitani si è soffermato poi sul piano di lavoro ‘‘le cui condizioni di sicurezza non erano idonee’’, ribadendo le carenze strutturali evidenziate nella perizia dei tecnici del Tribunale, «rendendole note alla città – ha aggiunto – affinché chi di dovere, dai sindacati, alla politica alla magistratura, intervenga. Questa perizia dice che la centrale non osserva i parametri di sicurezza, sotto vari aspetti, dai lavori in quota alle riunioni di coordinamento fino all’assenza dei documenti di valutazione di rischi interferenti per le singole lavorazioni. Vogliamo che queste tragedie non accadano più». Sulla vicenda è intervenuta anche Enel che ha giudicato fuori luogo «le conclusioni – hanno spiegato – a cui è giunto prematuramente l’avvocato Davide Capitani, pur nel pieno rispetto del dolore della famiglia della vittima». L’azienda, inoltre, «pur non condividendo le conclusioni della perizia – hanno aggiunto – non entra nel merito della vicenda per rispetto dell’operato della magistratura».