di Massimo Saltamerenda – PRC Cerveteri
CERVETERI – Da un po’ di tempo a questa parte, come è noto, si è consolidata in seno alla maggioranza di centrosinistra che governa Cerveteri, un’area di “opposizione interna”, incentrata su un nucleo di 4 o 5 consiglieri comunali che fanno riferimento al Partito Democratico. Ora sia chiaro che in ogni aggregazione politica si ha sempre a che fare con qualche problemino dialettico che però non mi pare giusto far scontare all’intera collettività. Anche per evitare questo tipo di difficoltà, come coalizione ci eravamo dotati di un codice etico che se fosse applicato, potrebbe servire per ostacolare l’uso del turpiloquio, delle mistificazioni populiste e delle strumentalizzazioni dei problemi. Tuttavia da quello che invece lascia intendere la componente in parola, sembra che non sia bastato neppure quello strumento, perché l’obbiettivo primario come al solito sembra quello di tenere a bada il Sindaco e la giunta. Allora ecco che si prende a pretesto ogni minima inefficienza, si fanno mancare i voti in consiglio e si fa ricorso ad accordi sotto banco con il centrodestra. Quindi niente di nuovo è stato posto sotto il sole, si tratta del solito pantano che avvolge la politica nostrana, del “governo ombra” dei chiacchiericci alimentati ad arte e causati dalla carenza di informazioni, degli interessi soggettivi da rappresentare pena il commissariamento. Siamo di fronte al tanto peggio punto e basta, alla solita vecchia storia che punta ogni volta sui vuoti di memoria degli elettori. Se non fosse così infatti, non si spiegherebbe l’atteggiamento assunto da questo gruppo di consiglieri, poiché non credo che bastino le continue accuse di immobilismo rivolte al “palazzo d’inverno”, per giustificare le loro azioni. Per esempio come può spiegare con coerenza il consigliere Travaglia la scelta di far dare le dimissioni agli assessori del PD, quando lui stesso in una intervista rilasciata nel maggio del 2007, da delegato la negò al suo partito durante la precedente legislatura? Oppure come farebbero Juri Marini o Gabriele Altobelli a nascondere l’incapacità politica di fornire alla città un Sindaco buono da votare, quando in barba alle primarie, seppure da tribune diverse, dicono quasi le stesse csoe che riservavano ieri anche all’ex sindaco Brazzini? Quindi cosa potrebbe rispondere, nel caso di Gino Ciogli, la consigliera Vittoria Marini alla domanda già posta sulla sua cattiva capacità di saper scegliere i sindaci da proporre al voto popolare? In attesa di altre risposte o smentite che apero siano almeno educate, molto probabilmente per questi signori esiste evidentemente solo il loro personale rapporto con chi detiene il potere, tutti gli altri sono trattati come: attorucoli, petomani o ingenue comparse, persone insomma che si lasciano trattare come zerbini, o peggio come si afferma purtroppo da altre fronti addirittura da polli, ma intanto i problemi di Cerveteri che fine fanno? Forse per questi consiglieri, essi rappresentano solo degli strumenti di lavoro da usare sul piano del consenso immediato e personale? Io penso che in democrazia, quando uno non è d’accordo su qualcosa lo può dire chiaramente, assumendo un tono responsabile che non necessita di inutili sospetti, come invece sembra accadere a questo gruppo di consiglieri. In politica si può essere critici e si può votare contro, punto e basta, e si può anche uscire dalle coalizioni, senza seminare inquietudini che non sono sorrette da leggi o da prove e che puntano sullo stellone di chi alla fine dice: “Visto? Avevo ragione!”. Facciamo degli esempi? Antenna di Cerenova, approvazione del bilancio comunale, transazione Ostilia, scuola delle Due Casette e alloggi popolari. Si tratta di problemi reali e complessi che riguardano la Città, ma che i nostri hanno affrontato in modo demagogico, ed ecco spiegato perché a mio avviso essi mettono in crisi l’azione di governo, la quale per operare, specie in una fase difficile come questa, necessita di un minimo di consenso in città. Servirà a qualcosa ribadire davanti a questi severi signori, la contrarietà alle antenne radiobase, alle logiche dei patti di stabilità e all’abusivismo edilizio, ma ricordando loro che le leggi e la giurisprudenza in uno stato di diritto vanno rispettate fino a quando non si riesce a cambiarle in modo democratico? Servirà a qualcosa, dire per esempio che io sono contrario al Patto Territoriale per gli Etruschi e all’ipotesi di centro commerciale, tanto da poter dire un caro arrivederci a chiunque dovesse imporlo burocraticamente senza una seria e partecipata discussione? Vale la pena dire che sono favorevole a realizzare un piano sostenibile e trasparente per l’edilizia economica e popolare, basta che non sia proposto con le forzature che danneggiano solo i cooperanti? Io non so se servirà a qualcosa, comunque io ci provo ugualmente, ho troppo fiducia nell’essere umano e con questo sentimento dico pure ai consiglieri del PD chiamati in causa: “dal vostro atteggiamento sprezzante ho capito che siete in difficoltà, ma datevi una calmata, perchè per fortuna da ingenuo penso bene di tutti, altrimenti da furbo dovrei pensare male di ognuno”.