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    Lettere
    2 Novembre 2011
    Che fine hanno fatto indignati professionisti, intellettuali e liberi pensatori?

    Ho atteso invano che su alcune nomine relative a società portuali e comunali coloro i quali, normalmente si indignano e con eloquio procelloso e scoppiettante intervengono su tutti i temi attinenti alla città ed al porto, esternassero la propria opinione. Purtroppo c’è stato un assordante silenzio, e al di fuori di alcune associazioni e sindacati non è stato proferito verbo. Spero che questo avvenga anche se in ritardo.
    E nemmeno il ceto degli intellettuali sempre pronto a vestire i panni di Savonarola o Catone si è assunto l’obbligo di dire alcunché. Da semplice cittadino, ho la sensazione, spero sbagliata, di una forma di “entente cordiale” tra i vari schieramenti, e quindi di un silenzio accordato. Spero che le scelte fatte, corrispondano a criteri di competenza e professionalità, e se fossi lo sponsor politico dei candidati renderei pubblico il loro curriculum. Questo per convincere la città che su ruoli tecnici fondamentali per il decollo economico e produttivo, si sono scelte personalità di alto livello professionale. Che la politica debba fare scelte è indiscutibile, ma è un diritto dei cittadini, delle imprese e un dovere di chi governa chiarire i criteri di queste scelte. Detto ciò credo che però sia necessaria una urgenza di riflessione, quello che un tempo si diceva dibattito, confronto sui temi del merito del talento delle competenze. Per cambiare io credo che sia necessario immergere il bisturi nella politica, che in molti casi privilegia il semplice schieramento come unica interpretazione del valore dei singoli.
    Tutti si sono chiesti la ragione della disaffezione giovanile al voto ed alla politica, ma credo che gran parte dei giovani siano consapevoli che senza il riconoscimento del merito, l’ascensore sociale si ferma; la sconfitta del merito colpisce in gran parte i giovani. Intellettuali, imprenditori, politici dovrebbero comprendere che il merito è un concetto democratico che rompe con la società di casta e di classe; e che soltanto il merito fa implodere la palude delle consorterie che reputano legittimo solo ciò che rappresentano. Su questo sarebbe bello sentire i pareri e le opinioni, anche se da irregolare, che sostiene cose semplici e lineari, non credo di esercitare attrazione.

    Spero che almeno se ne discuta, per fare in modo che il virus dello schieramento, che tanto danno ha portato alla città, determini come in un passato, che speravo dimenticato, una gigantesca gara di appartenenza a cui corrisponderebbe un gigantesco apparato di mediocrità diffuso, con danni irreparabili per lo sviluppo della città, delle imprese e dei cittadini.

    Tullio Nunzi