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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Concessione al porto, la cricca ci provava dal 2003

    CIVITAVECCHIA – Una volta ottenuta la concessione demaniale trentennale dall’Autorità Portuale a firma del presidente Gianni Moscherini, relativa ad un lotto da circa 2000 metri quadrati a Punta San Paolo, la Orofusioni srl in meno di un anno venne messa in liquidazione. Emergono nuovi particolari sull’affare della cricca vicentina nel porto di Civitavecchia. L’Autorità Portuale ad aprile del 2005 rilasciò la concessione dell’area alla società, che avrebbe dovuto realizzarvi un capannone per la lavorazione di metalli particolari, come platino e titanio. La cricca però, a quanto pare, lavorava al progetto già da molto tempo: il primo approccio con Molo Vespucci, con la presentazione delle prime istanze, risalirebbe addirittura al 2003 e al 2004. Ci vogliono quasi due anni, dunque, all’azienda veneta per ottenere l’agognato titolo concessorio. Dopo tanta insistenza, per un progetto imprenditoriale innovativo che quindi doveva stare molto a cuore ai proponenti, invece cosa accade, proprio quando l’ente pubblico ha da poco accolto la domanda di concessione? La Orofusioni viene ‘‘congelata’’ e messa in liquidazione. Perché, verrebbe da chiedersi, un’azienda che ha appena messo il primo importante tassello per un nuovo impegnativo investimento, peraltro molto lontano dalla propria area geografica ‘‘naturale’’, anziché partire con i lavori, decide di chiudere i battenti? La domanda non sembra trovare immediate risposte, almeno sotto il profilo prettamente economico-aziendale, a meno che non siano intervenuti fatti che dall’esterno per ora risultano ignoti.
    Una prima coincidenza, di tempi e nominativi, è con l’ennesimo passaggio di quote che proprio nel 2006, a fine marzo, vide protagonisti i soliti nomi già più volte ricorrenti nella vicenda del misterioso bonifico sul conto intestato alla ditta di De Francesco: la Sharing Group (società presente nella Xipe, da cui, più o meno nello stesso periodo, partì il bonifico da 2,23 milioni di euro) cedette ad un certo Augusto Girotto e ad una fiduciaria le quote acquistate da Profit Group, che a sua volta le aveva comprate nel 2003 da Nadia Finco, la moglie di Maurizio Tollio.
    Dopo poco più di un mese, viene nominato il liquidatore, nella persona del nuovo socio, Girotto.
    Ma non è finita: dopo pochi giorni la Orofusioni, ormai in liquidazione (e che quindi secondo il codice avrebbe dovuto inserire la dizione ‘‘in liquidazione’’ dopo il nome) forse per ‘‘tranquillizzare’’ l’Autorità Portuale circa le proprie intenzioni di procedere con i lavori, avrebbe comunicato di essere pronta a partire con la realizzazione del progetto. In realtà, l’azienda stava chiudendo. E nel giro di poco tempo all’orizzonte sarebbe spuntata la Tecnofusioni. Il resto, è storia nota, fino alla cessione delle quote della società – per la quale il sub-ingresso non sarebbe più stato formalizzato – che ha anche cambiato oggetto sociale: niente più preziosdi, ma carpenterie, officine meccaniche, scavi, movimento terra, edilizia e riparazioni navali. I nuovi ‘‘padroni’’ sono a Montalto di Castro e non amano far sapere chi siano: è tutto schermato e blindato a San Marino.