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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Crisi: gli agricoltori si rimboccano le maniche

    RACCOLTATARQUINIA – I cereali hanno toccato i minimi storici e gli ortaggi sono in netto calo. Gli imprenditori agricoli sono in difficoltà e per verificarlo basta guardare l’ultimo reddito registrato dalle aziende, che evidenzia un calo vertiginoso che arriva a toccare anche il 50 per cento: con un buon 25% dovuto alla mancata produzione, conseguenza delle avverse situazioni climatiche e un altro 25% legato ad un problema di mercato dei prezzi, ormai ridotti su tutti i prodotti. Uno per tutti il grano: passato da 45 euro al quintale di due anni fa, a 30 dello scorso anno, fino a precipitare a 17 euro al quintale di quest’anno. Se il trend dovesse continuare così, le stime ‘‘più generose’’ pronosticano che tra due anni molte attività saranno costrette a chiudere i battenti, mentre quelle già in ‘‘rosso’’ rischiano di non superare l’anno. Un vero e proprio ‘‘tonfo’’, quello del mondo agricolo, che non risparmia le imprese di Tarquinia, ma anche di Civitavecchia, Montalto, Tuscania, Monte Romano e Canino – solo per dirne alcuni- e contro il quale gli agricoltori del comprensorio sono decisi ad intervenire. E subito. Anche mediante manifestazioni in piazza, programmate e civili, ma decise, volte a far sentire la voce degli agricoltori a tutti i livelli istituzionali, forse poco sensibili ad un problema sempre più pregnante. L’allarme generale è stato il fulcro della riunione svoltasi martedì sera a Tarquinia alla presenza di numerose realtà agricole del comprensorio, tra le quali le cooperative tarquiniesi Pantano, Centrale Ortofrutticola, Horta e enti come il Consorzio di Bonifica, oltre alle altre cooperative dei comuni limitrofi. «La preoccupante crisi – ha spiegato il presidente della Pantano, Gianfederico Angelotti – necessita di una nuova strategia d’azione. È fin troppo evidente il disagio del mondo agricolo che deve rimboccarsi le maniche per far fronte alla crescente difficoltà. Noi stiamo progettando nuove soluzioni che saranno messe a punto nei prossimi incontri che faremo. Èpacifico che le azioni future dovranno indirizzarsi verso una programmazione oculata, per quanto riguarda le coltivazioni che dovranno essere realizzate in base alle effettive necessità, evitando così il surplus di prodotto che poi non vuole più nessuno; ma è chiaro anche che serve un lavoro di sinergia, finalizzato a ‘‘chiudere la filiera’’, per consentire di riappropriarci di una percentuale di introito per ciascun prodotto che ci spetta e non si sa dove vada a finire. Non escludiamo forme di protesta programmata e stiamo elaborando un progetto di azione comune». (Ale.Ro.)