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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Dagli eroi dei videogiochi alla rapina: 17enne nei guai

    TARQUINIA – Una bravata che costerà cara ad un 17enne di buona famiglia. Probabilmente un gioco, forse una pura emulazione di quegli eroi dei videogiochi spesso diseducativi ma molto diffusi tra i giovani. Fatto è che il giovane tarquiniese ha esagerato. Erano le 16 di ieri pomeriggio quando il 17enne si è introdotto in un bar del Piano, a volto travisato con uno scaldacollo, occhiali da sole e cappuccio della felpa. Con in mano un pugnale di notevole dimensione, stile Sandokan, ed una pistola Beretta 7,65, poi risultata una scacciacani alla quale era stato asportato il tappo rosso (quindi di fatto un’arma giocattolo) ha minacciato la titolare dell’esercizio commerciale di consegnargli l’incasso della giornata, puntandole la pistola al volto. All’interno del bar, molto frequentato, era presente, oltre alla titolare, anche un’altra collaboratrice. Entrambe non hanno perso il controllo della situazione, apparsa molto reale tanto che una di esse è riuscita a comporre, senza farsi notare, il numero del Commissariato di polizia. Immediato è stato l’intervento degli agenti del vice questore aggiunto Riccardo Bartoli che, grazie anche al nuovo piano di controllo del territorio da poco disposto, hanno ancora di più aumentato la celerità d’intervento. In una manciata di secondi, infatti, gli agenti hanno circondato il bar e poi fatto irruzione. Il rapinatore, preso in flagranza, è poi risultato essere il 17 enne, subito scoppiato in lacrime per quanto fatto. Il ragazzo non ha giustificato in altro modo l’azione compiuta, se non dicendo: “Volevo fare come nei videogiochi; mi annoiavo e cercavo emozione”. Il giovane è ora ristretto ai domiciliari. “Il pubblico ministero – spiega il legale difensore, avvocato Paolo Pirani – ha tenuto conto del comportamento del ragazzo nell’immediatezza del fatto. Il giovane è infatti apparso subito mortificato per l’atto compiuto. In attesa dell’udienza di convalida, il pm non ha dunque ritenuto necessaria la custodia cautelare in carcere”.