CIVITAVECCHIA – Emergono nuovi particolari sulle indagini della Procura nei confronti di alcuni militari della Guardia di Finanza. Tutto, a quanto pare, è nato da un esposto di un civitavecchiese ed inviato a diverse persone, tra cui l’onorevole Pietro Tidei. «Sono stato soltanto destinatario, insieme ad altri – ha precisato il parlamentare del Pd – di un esposto ben articolato che, come ha fatto qualcun’altro, ho solo rigirato a chi di competenza, senza entrare nel merito». La vicenda su cui la Procura, attraverso le indagini della Squadra Mobile di Roma, ha acceso i riflettori sarabbe nata da un diverbio tra i vertici di Etm ed alcuni militari, avvenuto nel 2007: alcuni finanzieri si sarebbero auto annullati diverse multe per motivi di servizio, anche se si trattava di auto private. Dopo alcune settimane, a seguito di una denuncia, partì una indagine della Finanza proprio su Etm, con conseguenti polemiche anche dal mondo politico, soprattutto dopo l’episodio delle multe sulla chiamata diretta, per il quale furono convocati gli autisti in caserma, di notte. Multe risultate poi nulle, con la Sentenza del Giudice di pace arrivata qualche settimana fa. Inoltre la GdF avrebbe redatto una relazione di accusa contro i dirigenti di Etm, ipotizzando una serie di reati. E sarebbe proprio questa relazione al centro dell’indagine che avrebbea portato all’iscrizione di alcuni militari della GdF nel registro degli indagati. Infatti sembra che i dirigenti della Squadra Mobile abbiano evidenziato una serie di incongruenze: Renda e Iarlori indicati nel 2008, 2009 e 2010 come amministratori ma in realtà dimessi nel 2007, un danno causato nell’ambito di alcuni servizi, come il trasporto merci, ma nella relazione si riportano solo i costi del servizio e non i ricavi, che tra l’altro, risulteranno superiori. Una volta effettuate delle verifiche e risontrate delle incongruenze, i dirigenti della Polizia avrebbero iniziato ad ipotizzare che ci potesse essere un nesso causale tra l’episodio delle multe e i presunti errori contenuti dalla relazione. Per questo l’ipotesi di reato si ferma oggi al falso ideologico ed all’abuso di ufficio, ma potrebbe evolversi, nel caso estremo in cui venisse riscontrato il dolo piuttosto che dei semplici errori nella relazione, nella più grave ipotesi di false informazioni al pubblico ministero. Proprio per questo sembra che la Procura sia orientata a chiedere una proroga delle indagini.
Cronaca
2 Novembre 2011
Diverse le incongruenze riscontrate nella relazione