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    Economia e Lavoro
    2 Novembre 2011
    Enel, Mancini: "Mix più equilibrato con carbone e nucleare"

    GIANFILIPPOMILANO – “Il mix di generazione italiano e’ sbilanciato – rispetto a quello degli altri Paesi europei – verso le fonti piu’ costose (gas e olio combustibile) ed e’ quindi maggiormente esposto a rischi di sicurezza e volatilita’ dei prezzi. Attualmente piu’ del 50 per cento del mix di generazione in Italia e’ costituito da gas, mentre in Francia, ad esempio, l’80 per cento e’ rappresentato da nucleare e carbone e in Germania le stesse tecnologie raggiungono quasi il 70 per cento”. Per Gianfilippo Mancini, direttore Generazione ed Energy Management, che all’interno del gruppo Enel si occupa di gestire e sviluppare il segmento finale dell’energia elettrica e del gas in Italia, tutto questo ha ovviamente degli impatti. “Il nostro Paese – spiega a Nuova Energia – presenta infatti un’elevata dipendenza dall’estero per quanto riguarda gli approvvigionamenti di combustibile, con possibili rischi per la nostra stessa sicurezza energetica. Il mix di combustibili attualmente utilizzato determina elevati oneri sul costo di produzione, che implicano un piu’ alto prezzo dell’energia in Italia rispetto agli altri partner europei”.

    Come e’ possibile, a questo punto, riequilibrare il parco di generazione italiano e ridurre il rischio approvvigionamenti? “Dobbiamo scegliere di puntare sulla diversificazione delle fonti, non solo sviluppando il settore delle energie rinnovabili, ma anche investendo in altre tecnologie a basso costo di produzione come il carbone ad alto rendimento e il nucleare”.
    Proprio Germania e Spagna, nonostante gli ambiziosi programmi di sviluppo delle rinnovabili, mantengono comunque un forte presidio di generazione da carbone. In Italia invece…

    “La quota di produzione a carbone in Italia – sottolinea Mancini – e’ significativamente inferiore rispetto agli altri Paesi europei, anche se abbiamo a disposizione tecnologie di ultima generazione come quelle presenti a Torrevaldaliga Nord, altamente competitive e in grado di ridurre drasticamente le emissioni rispetto agli impianti tradizionali. Purtroppo, in Italia e’ molto forte l’opposizione delle comunita’ locali nei confronti di questi tipi di investimenti. La sindrome Nimby, comune e presente in tutti i Paesi industrializzati, in Italia e’ particolarmente esasperata e la situazione paradossale che si verifica e’ che l’opinione pubblica riconosce l’utilita’ delle infrastrutture, ma – poi – all’atto pratico non si riesce a realizzarle”.