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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Etm, migliaia di euro di assegni postdatati

    CIVITAVECCHIA – Le dimissioni di Alessio Romagnuolo sono ancora pendenti anche per motivi di carattere ‘‘gestionale’’: sarebbero infatti in circolazione assegni postdatati a firma dell’amministratore unico di Etm per diverse decine di migliaia di euro. Si tratta di pagamenti di vecchie commesse ai fornitori, in alcuni casi di veri e propri piani di rientro di debiti pregressi di Etm, garantiti da Romagnuolo con titoli a trenta, sessanta, novanta o ancora più giorni. E’ chiaro che l’immediato cambio di amministratore trasformerebbe gli assegni in carta straccia. E’ altrettanto evidente che trattandosi di una azienda comunale il debito (probabilmente) verrebbe comunque onorato, con la sostituzione degli assegni stessi. Ma il metodo di pagamento, e di garanzia, peraltro ormai divenuto di uso comune tra i privati, è un ulteriore elemento di perplessità rispetto alla superficialità con cui evidentemente veniva gestita la società del trasporto pubblico locale.
    Al di là di quanto accaduto, ed emerso, in seguito alla vicenda dell’utilizzo della carta di credito aziendale per spese personali, lascia comunque di stucco il fatto che Romagnuolo abbia potuto firmare assegni che avrebbero in ogni caso creato problemi in vista della scissione della società.
    Intanto, continunano i commenti sulla questione: «L’ingenuità, la superficialità e, forse ancora di più, la leggerezza rappresentano i segni caratteristici della vicenda Romagnuolo – scrive in una nota stampa l’assoziazione ‘Rete dei cittadini di Civitavecchia’ – il quale utilizza una carta di credito dell’azienda che contribuisce a dirigere a seguito di una nomina pubblica di rilevanza comunale, si appropria in questo modo di cifre assolutamente irrisorie, infine restituisce tutto rendendosi conto di avere commesso un errore che non doveva commettere (e aiutato, nel ‘‘rendersi conto’’ dall’intervento del collegio dei revisori dei conti che aveva contestato parte delle spese, imponendo la restituzione dei soldi e della carta di credito, ndr). Il fatto più importante della vicenda è, tuttavia, rappresentato dalle sue dimissioni. Che rappresentano un gesto nobile, opportuno, riparatore».
    Più telegrafico il commento del direttivo locale della Destra: «le dimissioni di Romagnuolo sono un atto dovuto, il sindaco le accetti senza se e senza ma. Chi amministra società pubbliche deve essere al di sopra di ogni sospetto, non sono ammesse leggerezze. Se Romagnuolo ha sbagliato deve pagare le sue dimissioni oltre che dovute gli rendono onore, ha dimostrato di non essere attaccato alla poltrona».
    Tranchant, come sempre, Gabriele Pedrini della Fiamma Tricolore: «Non vogliamo giudicare, a differenza di molti “tarantellari”, gli uomini perché ciò spetta di norma ai giudici ma in questa sede si giudica solamente la considerazione che dei pubblici amministratori hanno avuto verso la “res publica”: assolutamente deprimente! E nasce, peraltro, il dubbio che se ciò è qualificabile come una semplice “leggerezza” significa probabilmente che l’essere “leggeri” potrebbe aver costituito una costante nel tempo, tanto da “sbiadire” il concetto di “reato” strettamente connesso con i comportamenti indicati».
    Infine, Luigi D’Amico dei promotori della Libertà: «La bufera che si sta scatenando sull’amministratore unico di ETM Alessio Romagnuolo ci lascia alquando perplessi. Non stiamo nel modo più assoluto difendendo Romagnuolo, penso possa farlo da solo nelle sedi opportune, Ma vogliamo mettere in luce quello che esce da alcune segreterie politiche locali,da quei personaggi che,fino a ieri hanno fatto il bello ed il cattivo tempo approfittando delle posizioni ed incarichi che ricoprivano, Ma non vi vergognate a parlare? Sarebbe opportuno che prima di parlare delle disgrazie altrui vi facciate un profondo esame di coscienza riconoscendo le vostre malefatte. Sarebbe ora di fare pulizia, ma pulizia vera, non ci sono figli e figliastri. E’ chiaro che parliamo di tutti i colori politici, nessuno escluso, chi non ha colpe scagli la prima pietra».
    L’impressione è che in una vicenda in cui non c’è proprio niente di nobile, dimissioni comprese, però non si tratti di scagliare pietre, ma quantomeno di arrossire. E farsi da parte. Tacendo.