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    Economia e Lavoro
    2 Novembre 2011
    Forno: «Da Sorgenia giustificazioni poco convincenti»

    CIVITAVECCHIA – Continua a tenere banco il caso dello studio professionale locale che ha querelato per truffa Sorgenia, che avrebbe fatturato e richiesto al cliente somme non dovute. Nei giorni scorsi il direttore generale dell’azienda Riccardo Bani aveva risposto, scaricando ogni responsabilità su Enel Distribuzione. «Mi sembra – commenta Gianfranco Forno, il professionista che ha sporto denuncia – che al direttore generale siano state fornite, dai suoi uffici, informazioni incomplete sulla vicenda e su quanto, almeno a Civitavecchia stia accadendo (sono a nostra conoscenza almeno altri due casi in contestazione, riferiti ad un impianto di vendita carburanti – per oltre 250.000 kw “fasulli” e ad un ristorante – per oltre 30.000 kw fatturati in più). Prendo atto, con piacere, che la Sorgenia abbia provveduto a sistemare una faccenda che si protrae dal 24 aprile scorso. Ma anche volendo accettare la giustificazione che l’accaduto sia stato causato da Enel Distribuzione, correttezza impone che la Sorgenia, già dalla nostra prima contestazione qualche dubbio avrebbe potuto porsi (visto che era più che documentata). Se fosse vero che l’Enel Distribuzione comunicava formalmente i consumi fatturati, ci troveremmo davanti ad un circolo vizioso, creato ad arte, per far si che questa fatturasse alle società acquirenti della sua energia consumi inesistenti (con incassi non legittimi anticipati), obbligando le società erogatrici, a loro volta, come scritto dalla Sorgenia, a fatturare al consumatore finale consumi inesistenti e quindi con incassi non dovuti (ma che nella maggioranza dei casi venivano pagati, per evitare la sospensione della erogazione di energia)… Se comunque lei, dott. Bani, ritiene che la sua società sia perfettamente in regola e che la colpa sia esclusivamente dell’Enel Distribuzione, vuol dire che gli uffici della Sorgenia ed i suoi dirigenti non sanno lavorare, perché insistono malgrado l’evidenza dimostrata nel corso di circa 4 mesi dal nostro studio, con il rischio di incorrere in azioni legali e penali».