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    Politica
    2 Novembre 2011
    Fungopoli, scatenata una vera e propria guerra

    CIVITAVECCHIA – Il consigliere comunale del Pdl Pasquale Marino tuona contro il presidente dell’Università Agraria di Tarquinia, il coordinatore politico di Freedom tira le orecchie sia a lui che all’assessore al Commercio e Turismo di Civitavecchia Alessandro Maruccio, il consigliere della Federazione regionale dei Verdi Maria Domenica Boncompagni critica le scelte del comune di Tarquinia. E’ una vera e propria ‘‘guerra dei funghi’’ quella che si sta sviluppando in questi giorni nel comprensorio. «Non serve alzare le barriere, ma occorre invece ragionare in termini di comprensorio – ha spiegato Marino – le risorse del territorio debbono essere appannaggio di tutti i cittadini. Se anche Civitavecchia dovesse applicare questo sistema, i tarquiniesi non dovrebbero venire a pesca, né al lavoro presso le centrali, nella Zona Industriale e negli altri insediamenti produttivi, non ultimo proprio il Mercato dove numerosi coltivatori diretti di Tarquinia vendono i propri apprezzati prodotti: e questo, soprattutto all’Università Agraria, dovrebbero saperlo. Per entrare nel merito, poi, sembra che la legge regionale indichi come enti chiamati ad individuare le aree da delimitare i Comuni e, in seconda battuta, le Comunità Montane. C’è quindi ragione di temere che il provvedimento adottato dall’Università Agraria di Tarquinia sia macchiato da illegittimità». Freedom invece critica da un lato Maruccio per non aver letto attentamente la legge regionale 32/98 varata dal governo Badaloni. «Si sarebbe accorto – ha spiegato Attig – che la sua richiesta da parte degli Enti sopra indicati è del tutto irricevibile in quanto sovraordinata appunto da una norma regionale. Il dispositivo dice che “La provincia può autorizzare, previo parere della commissione tecnico-consultiva regionale…sentiti i comuni e le comunità montane interessati, la costituzione delle aree per una quota di territorio provinciale classificato montano non superiore, in via sperimentale al 5 per cento. Al contempo, sempre la stessa legge, pone però dei limiti e dei criteri che il Presidente Antonelli, per “distrazione” ha omesso di dire: queste aree non è vero che possono essere frequentata da tutti i residenti, ma soltanto da coltivatori diretti, coloro che hanno in gestione propria l’uso del bosco, compresi gli utenti dei beni di uso civico e di proprietà collettive, soci di cooperative agricolo-forestali. Quindi, se da un lato i civitavecchiesi sono penalizzati da questa ordinanza, dall’altro la maggioranza dei tarquiniesi non ride di certo». I Verdi infine, che stanno valutando la legittimità del provvedimento, parlano di un atto discriminatorio che alimenta sentimenti localistici. «L’Università agraria – ha aggiunto Boncompagni – se avesse voluto istituire una area realmente protetta, avrebbe dovuto vietarla a tutti e non, come ha fatto, proteggerla soltanto dalle incursioni, forse ritenute barbariche, dei Civitavecchiesi».