TARQUINIA – Si è incatenato all’ingresso di palazzo Vipereschi, storico immobile che si affaccia su via Garibaldi ed ospita la sede istituzionale dell’Università Agraria di Tarquinia. Promette di rimanere lì, con la catena alla vita, fino a giovedì, giorno in cui si riunirà il consiglio dell’ente agrario guidato dal presidente Alessandro Antonelli.
Giovanni Leoni, consigliere uscente in quota Sinistra Ecologia e Libertà, denuncia così, con una clamorosa protesta, la volontà della giunta che governa l’Agraria di Tarquinia di voler alienare, con un provvedimento definito «inaccettabile» un pezzo del patrimonio pubblico dell’Ente a favore di privati. Si tratta dei locali situati al pian terreno, parte dello storico palazzo, da tempo adibiti a bar e da quasi 50 anni oggetto di locazione a favore della ‘‘Giove gas srl’’. Il consigliere Leoni, che in passato ha più volte chiesto e, a suo dire, «non ottenuto chiarimenti ed accesso a documenti che potessero far luce sulla gestione economica dell’Agraria», ha annunciato anche uno sciopero della fame, per segnalare «il clamoroso colpo di coda dell’uscente giunta Antonelli, la quale, in vista delle prossime elezioni, ha deciso di considerare la proposta di acquisto avanzata dal locatario dei locali». Il fatto accade a dieci giorni dalla chiusura delle liste per la tornata elettorale del 30 e 31 maggio, fissata per rinnovare il consiglio d’amministrazione dell’ente agrario. «La tempestività con cui si intenderebbe approvare la delibera che, di fatto, darebbe il via alla vendita dei locali – dice Leoni – risulta essere la più evidente prova di come l’amministrazione Antonelli ha gestito, economicamente e maldestramente, l’Ente: si tenta di approvare la cessione dei locali con l’ultimo consiglio utile di giovedì 22 aprile prima del voto di maggio come se, gli interessati all’acquisto, non potessero avere medesime garanzie da una eventuale, altra e non condiscendente amministrazione». «Per scongiurare l’inaudito fatto – dice ancora Leoni -, primo nelle storia dell’Ente, che priverebbe l’edificio e la proprietà della sua originale unità strutturale e proprietaria, sacrificando, senza apparente e sostanziale ragione, una parte importante del tutto, considerando che i locali in questione si trovano al piano terreno, con accesso da una delle più importanti vie commerciali e transitate della città, ho deciso di chiamare a raccolta tutti coloro che hanno a cuore il destino e il valore della proprietà pubblica dello storico palazzo». «Per un tale atto – prosegue Leoni – che offende l’intera comunità, non possono valere le giustificazioni riportate nel verbale della conferenza dei capigruppo consiliari a sostegno dell’equivoca e ipotizzata vendita. Esse sono palesemente pretestuose, parziali e neanche conformi ai criteri di economicità che dovrebbero, al contrario, essere alla base della buona gestione dell’Ente». Nella proposta di delibera si fa riferimento ad una perizia che avrebbe stimato l’immobile in questione, compresi i magazzini, per un valore pari a 276mila euro. Il locatorio avrebbe avanzato proposta d’acquisto dei locali oggetto di locazione, ad esclusione dei magazzini, per un importo pari a 280mila euro: una cifra ben superiore ai 255mila euro valutati dal perito per gli stessi locali, situati a via Garibaldi. Per l’amministrazione Antonelli si tratterebbe dunque di un’offerta vantaggiosa, vista la plusvalenza rispetto al valore di stima, in considerazione anche del fatto che il magazzino, non essendo oggetto di acquisto «rientrerebbe nella piena disponibilità dell’Ente». Leoni, Sinistra Ecologia e Libertà e altri cittadini però non ci stanno all’idea di perdere un immobile pubblico che in futuro può tornare nella disponibilità dell’Agraria di Tarquinia e rappresentare fonte di ricchezza. Pertanto hanno avviato, contestualmente alla protesta, anche una petizione popolare, per invitare l’amministrazione dell’Agraria a recedere dall’intento ed annullare le procedure per l’alienazione del bene pubblico.
Immediata la replica del presidente Alessandro Antonelli che dai piani alti del palazzo ha tuonato contro l’ennesima «pagliacciata, dei soliti così tanto di sinistra da far vincere la destra». «Invece del confronto politico ed istituzionale in consiglio – attacca Antonelli – qualcuno ha scelto uno show tutto personale, per coltivare il culto della propria immagine. Ci domandiamo perché ad esempio l’incatenato consigliere non abbia partecipato alla conferenza dei capigruppo, né all’ultimo consiglio, forse era distratto dalla campagna elettorale per le provinciali, invece del confronto ha deciso di fare il tronista». «Nulla di nuovo sotto il sole – dice ironico Antonelli – è semplicemente cominciata la campagna elettorale, con la solita valanga di bugie detta da chi è abituato a lavorare contro il centrosinistra. Semplicemente un non caso». «C’è una proposta di acquisto sulla quale deve pronunciarsi il consiglio liberamente – spiega il presidente Antonelli – Sono 50 anni che il locale oggetto della proposta porta il nome di Giove Mencarini, legittima la domanda volta ad acquistare l’immobile, peraltro previo esperimento di gara pubblica». L’eventuale ok del consiglio fissato per giovedì, in sostanza, darà l’avvio all’iter per l’esperimento di un’asta pubblica alla quale tutti potranno partecipare, con la clausola, però, del diritto di prelazione a favore dello storico locatario che, in caso di un’offerta concorrente più vantaggiosa, avrà il diritto di poter pareggiare la cifra. «Il sito in questione spiega ancora Antonelli – necessita di investimenti strutturali – e la possibilità del recupero di parte dei locali locati rende importante una valutazione serena, ai fini della prospettiva di miglioramento del restante patrimonio dell’Agraria. L’amministrazione è convinta che gli investimenti siano più utili altrove, dove esistono realtà produttive che possono dare un reale valore aggiunto all’Ente». Non è dello stesso avviso Leoni, che invece vede in quei locali situati nel cuore della città anche una forte potenzialità economica, per esempio con la possibilità di realizzare «una vetrina espositiva e la vendita di prodotti tipici del territorio per rilanciare l’economia tarquiniese e dare la possibilità di creare anche qualche nuovo posto di lavoro». Ma il presidente uscente non risparmia commenti: «Grave l’attacco alla realtà imprenditoriale che attualmente detiene l’immobile – dice Antonelli – rea di aver semplicemente fatto una proposta e che si trova oggi alla gogna. Ignobile il tentativo di demonizzare una realtà che a detta dei contestatori dovrebbe sparire senza tener conto dei lavoratori e delle famiglie che attualmente lavorano nell’esercizio commerciale. Strumentale l’idea di una vetrina di prodotti tipici, peraltro già prevista e concertata con la locale Pro Loco, nei vani confinanti».«A titolo informativo – precisa invece Antonelli – le somme derivanti dall’eventuale alienazione, non possono essere utilizzate se non per opere di miglioramento del patrimonio, circostanza che smentisce le illazioni che vedono questa operazione legata alla necessità di reperire fondi per il bilancio dell’Agraria. In sintesi si tratterebbe di cedere un sito improduttivo per favorire sviluppo e la crescita dell’Ente».