CIVITAVECCHIA – Un sorriso “soprannaturale”, tipico di chi ha incontrato e contempla Dio nell’intimo, che a prima vista riuscì a conquistare il cuore dei civitavecchiesi. Era sorridente Don Carlo (così gli amici più intimi hanno continuato a chiamarlo nonostante fosse stato ordinato vescovo) e tutti se ne sono resi conto da subito che quello era il suo più grande “difetto”: l’immagine simbolo che tutta la diocesi ricorda e porterà per sempre nel cuore è quella del vescovo Chenis vestito con i paramenti sacri solenni il giorno del primo incontro con i ragazzi all’oratorio salesiano. “Il suo viso sorridente – raccontano i giovani ed i gruppi che erano presenti quel giorno – e le tre dita (come Gesù benedicente) innalzante al cielo. “Dovete essere ragazzi ciao” ci disse: Ciao come il saluto festoso e fraterno ma ciao anche come caritatevoli, impegnati, allegri ed obbedienti. La Chiesa siete voi, vincendo la sfida del pessimismo e del disagio”. Non lo dimenticheremo mai”. Un uomo di Dio che in questi tre anni di espiscopato ha messo a disposizione della comunità e dei propri fedeli tutta la sua preparazione professionale e culturale (era un abile architetto oltre che un docente universitario) ma soprattutto la sua grande umanità. “La missione giovanile e la pastorale dedicata a noi ragazzi della diocesi – raccontano i collaboratori della “GxG – la missione Giovani per i Giovani – erano per lui un vero “pallino”, un impegno irrinunciabile. Partecipava e coordinava personalmente tutte le riunioni, ascoltava con attenzione le nostre proposte e cercava di esaudire tutte le richieste. Potremmo dire tranquillamente che veniva quasi da chiamarlo papà, proprio perché in fin dei conti era soprattutto il nostro “padre spirituale”. La diocesi non dimenticherà mai questo stupendo viaggio di cammino insieme: tre anni intensi ricchi di tanti appuntamenti come i concerti estivi presso il lungomare thaon de Revel, la fiaccolata in viale Garibaldi con gli artisti di strada, l’animazione sulle spiagge a Sant’Agostino, i ritiri spirituali ad Allumiere, Tolfa e nel viterbese, la grande caccia al tesoro a Tarquinia e il concerto in piazza Matteotti con la band di Don Mazzi “Graffiti”, i festeggiamenti per l’arrivo del corpo di Don Bosco e le buonanotti, preghiera semplice e sincera ideata da Don Bosco che il vescovo Chenis penso di mettere in agenda come appuntamento mensile ed itinerante nelle varie parrocchie della diocesi durante il quale incontrare i suoi amati giovani per ascoltarli. Questa è la grande eredità che lascia: il sapersi parlare, il sapersi rispettare e l’essere sempre costruttivi, per se stessi e per il prossimo.
Mat. Mar.