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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Incontri con l'autore: riflettori accesi su Ferdinando Camon

    TARQUINIA – Sabato alle ore 17, Massimo Onofri incontrerà lo scrittore Ferdinando Camon che presenterà al pubblico di Tarquinia il suo ultimo libro Figli perduti. La droga discussa con i ragazzi, appena uscito per l’editore Garzanti. Ferdinando Camon è nato nella campagna di Montagnana (Padova), fonte di ispirazione dei suoi primi romanzi, Il quinto stato e La vita eterna, pubblicati nel 1970 e 1972. Tra i due romanzi interpone le poesie di Liberare l’animale (premio Viareggio 1973), seguite nel 1978 da Un altare per la madre. I tre romanzi rientrano nel “ciclo degli ultimi”, perché con essi Camon si accorge di aver descritto la fine di quella civiltà contadina che lui stesso aveva vissuto. La sua attività di scrittore passa dunque ad affrontare altre crisi: col “ciclo del terrore” – Occidente, Storia di Sirio – racconta del terrorismo, e col “ciclo della famiglia” – La malattia chiamata uomo, La donna dei fili – la crisi che porta in analisi. Col Canto delle balene (1989), inaugura il “ciclo della coppia”, raccontando come questa si costruisca attorno ai propri segreti, e come, con la violazione di quei segreti, si dissolva. Del 2004 è il suo ultimo romanzo La cavallina, la ragazza e il diavolo, mentre nel 2006 ha riunito nel volume Tenebre su tenebre una lunga serie di pensieri, ragionamenti, analisi, ricordi, scritti nel corso degli ultimi 15 anni a ridosso delle vicende più importanti della storia e della cronaca. I suoi libri sono tradotti in 22 paesi. Il suo ultimo libro, Figli perduti. La droga discussa con i ragazzi, nasce dall’attività di Camon quale collaboratore di uno dei primi Centri antidroga del Ministero dell’Istruzione, che lo ha portato a condurre numerosi incontri con gli studenti delle scuole secondarie, affrontando con loro il tema della droga, la sua diffusione nelle discoteche e nelle scuole, i pericoli, le comunità terapeutiche… Uno scrittore non è certo un esperto di chimica, ma sa usare le parole, e le parole sono forse lo strumento migliore per formare le giovani generazioni e sono indispensabili nella prevenzione. Inoltre, come confida lo stesso Camon, in quelle conversazioni «non insegnavo, ma imparavo anche». Infatti la droga, in questo dialogo franco e appassionato, non viene «spiegata», ma davvero «discussa», proprio a partire da quello che i ragazzi già sanno, o credono di sapere. 
Figli perduti rappresenta così uno strumento prezioso e utile, ai ragazzi e alle loro famiglie, per confrontarsi in maniera aperta ma ferma con una delle grandi tragedie del nostro tempo.