di SILVIA TAMAGNINI
L’ipertrofia prostatica benigna (IPB) è una delle patologie più diffuse relative alla prostata. La prostata è una ghiandola delle dimensioni di una noce che avvolge il tubicino (l’uretra) che porta l’urina fuori dalla vescica. Con il passare degli anni le dimensioni di questa ghiandola aumentano e se la prostata diventa molto più grande del normale può causare problemi di salute. Il dott. Gino Vegro, Responsabile dell’Unità operativa semplice di Nefrologia-Urologia dell’Ospedale San Paolo, ci informa su questa malattia.
Quali sono i sintomi di questa malattia?
Il paziente affetto da ipertrofia prostatica accusa alcuni disturbi urinari, che vengono classificati in due categorie principali: disturbi irritativi e disturbi ostruttivi. Nella maggior parte dei casi, i disturbi irritativi sono i primi a manifestarsi, mentre quelli ostruttivi, che compaiono a volte anche nella fase iniziale della malattia, si fanno più intensi nella fase inoltrata. I disturbi irritativi sono costituiti da un bisogno di alzarsi frequentemente di notte (nicturia), da una minzione più frequente del normale e dall’urgenza menzionale, ovvero da dover correre per svuotare la vescica, quindi minzione impellente. I disturbi ostruttivi sono legati ad un mitto urinario debole, si ha difficoltà a iniziare a urinare nonostante la presenza di un forte stimolo, durante la minzione si nota che la pressione del flusso dell’urina è ridotto, si urina non con un flusso continuo, bensì a intervalli e dopo aver urinato si nota la fuoriuscita di alcune gocce e può capitare di avvertire la sensazione di non avere svuotato completamente la vescica. Questi sintomi sono legati all’aumento volumetrico della ghiandola prostatica che va ad ostruire il collo vescicale, il punto della vescica da cui deve uscire l’urina. Trovando questa situazione di ostruzione, chiaramente, la vescica non si svuota completamente e c’è un bisogno frequente di svuotarla, come un vaso che non si svuota mai completamente ma si riempie costantemente a goccia lenta ed è sempre mezzo pieno. Questa situazione porta un disturbo del detlusore, ovvero del muscolo che determina la contrazione vescicale per svuotare l’urina che si irrita e causa il bisogno impellente ad urinare, e può determinare delle perdite.
Qual è l’età in cui si determina un aumento volumetrico prostatico?
L’età in cui si determina l’aumento volumetrico prostatico è dopo i 45 anni, è una situazione legata ad un’età matura, e continua fino ai 70 – 72 anni per poi arrestarsi perché gli ormoni (testosterone ed estrogeni) cominciano a calare contemporaneamente e quindi determina uno stop di questa progressione di sviluppo ghiandolare.
Quali esami fare?
Il primo controllo è solitamente l’esplorazione della ghiandola attraverso il canale rettale. Se il medico lo ritiene necessario può richiedere anche esami strumentali (ad esempio l’ecografia) o di laboratorio (ad esempio l’esame delle urine), per verificare la funzionalità renale o la presenza di infezioni o per la determinazione del PSA (antigene prostatico specifico), che è una glicoproteina acida prodotta dalle cellule prostatiche, e che ricopre un ruolo notevole nella prevenzione del carcinoma prostatico. Anche se il PSA viene considerato un marker molto importante per la diagnosi del carcinoma prostatico, è un valore legato alla dimensione della ghiandola. In base ai risultati di questi controlli, l’ipb potrà essere classificata in ipertrofia lieve, moderata o severa. L’esplorazione rettale è un esame fondamentale perché permette di stabilire se nell’organo sono presenti delle irregolarità strutturali, che possono giustificare un aumento del PSA. E’ molto importante valutare il rapporto tra il PSA libero e il PSA Totale che deve essere superiore a 0,18 – 0,20: più è alto il rapporto e più sia hanno meno probabilità che l’aumento del PSA sia legato ad un carcinoma prostatico, verisimilmente, più è alto questo rapporto e più è legato a fattori infiammatori o di struttura ghiandolare aumentata. E’ importante fare degli accertamenti, urino cultura con antibiogramma per verificare se coesiste, con questo problema ostruttivo , una infezione delle vie urinarie. Ovviamente, un paziente che non riesce a svuotare completamente la vescica, è maggiormente predisposto a contrarre delle infezioni. Successivamente, effettuare un esame uroflussometrico che ci permette di conoscere il flusso nell’unità di tempo, il flusso massimo, il flusso medio e del tempo di flusso.
Qual è la terapia disostruttiva?
Nei casi importanti di ostruzione, si può procedere con la resezione endoscopica transuretrale o T.U.R.P.: é un intervento chirurgico che si esegue senza ‘‘taglio’’ ma con uno strumento speciale introdotto nel canale urinario attraverso il pene. E’ riservato a prostate medio/piccole. L’adenomectomia chirurgica prostatica transvescicale, invece, è l`intervento tradizionale, che si esegue con un accesso addominale sovrapubico: si apre la vescica e asportare la prostata mediante digitoclasia ed é riservato alle prostate di grosse dimensioni. Oggi giorno abbiamo a disposizione anche i Green laser, introdotti per via trans-uretrale che permettono di distruggere la prostata, e quindi, il tessuto adenomatoso.