CIVITAVECCHIA – I riferimenti a Civitavecchia sono ricorrenti nell’inchiesta sulla cricca di Anemone e dei grandi appalti. Alcune possono essere semplici coincidenze, altri sono aspetti da approfondire e non è escluso che gli inquirenti decidano di aprire altri filoni di indagine paralleli a quello principale. I primi collegamenti con Civitavecchia sono apparsi già in occasione degli arresti eccellenti di Balducci e degli altri dirigenti ministeriali coinvolti. Oltre che delle opere del G8 alla Maddalena, della ricostruzione dell’Aquila, della famigerata scuola dei Marescialli di Firenze, si parlò anche del porto di Civitavecchia, anche in relazione alla voce, intercettata dai Carabinieri del Ros di Firenze del giudice Mario Sancetta, presidente di sezione di controllo della Corte dei Conti campana e già capo dell’ufficio legislativo del ministro Lunardi, che invitava a «puntare sugli appalti del porto di Civitavecchia». Secondo gli inquirenti infatti, il giudice Sancetta avrebbe agito quale procacciatore e mediatore di grandi appalti per imprenditori legati alla cricca. Il controllore che dunque diventava suggeritore per gli imprenditori, sugli appalti su cui puntare. In alcuni casi lo stesso magistrato avrebbe anche affermato di poter intercedere. «Sono in grado di intervenire», è infatti una delle frasi ascoltate dai militari dell’Arma. Ma i riferimenti a Civitavecchia non finiscono qui. A partire dall’arrivo della cricca in città che risale addirittura al 2001, quando Dino Anemone, il padre di Diego, fu tra i soci fondatori del Consorzio Centro Italia, promosso da Piero Canale, che arrivò in città grazie all’allora direttrice del carcere di via Tarquinia Elvira Ceci, anche lei arrestata, e poi divenne coordinatore della cosiddetta ‘‘lista degli imprenditori’’ che costituiva una sorta di appoggio esterno dell’allora commissario dell’Authority Gianni Moscherini al candidato sindaco Alessio De Sio. Moscherini fu nominato presidente di Molo Vespucci dal centrodestra e Canale fu ‘‘sponsorizzato’’ affinché il neo-eletto sindaco gli desse la delega al mare, come avvenne. L’impresa edile individuale Dino Anemone partecipò dunque al cartello d’imprese per concordare anticipatamente le offerte e le ditte vincitrici di numerosi appalti pubblici, grazie alla complicità della stessa Ceci e di un dipendente dell’ufficio gare del carcere di Civitavecchia, o di un geometra del Provveditorato ai Lavori Pubblici-Opere marittime di via Monzambano a Roma, che, insieme a Canale apponeva l’importo dell’offerta sugli spazi lasciati in bianco dalla ditta ‘‘predestinata’’ a vincere l’appalto in questione. Con questo sistema, ad Anemone venne ‘‘assegnata’’ una gara per lavori da eseguire nel carcere di via Tarquinia. Canale, come riportato negli atti processuali, nel corso dell’assemblea plenaria del consorzio parlò delle strategie da adottare in relazione «ai lavori, di ingentissimo importo, previsti per l’area portuale di Civitavecchia», in vista dei quali lo stesso Canale «aveva intessuto una serie di rapporti in ambienti politici ed imprenditoriali, che riteneva lo potessero agevolare nel conseguimenti dei propri fini». Poi la Dia e gli arresti misero fine al disegno criminoso, Dino Anemone rimase molto ai margini dell’inchiesta, fino ad essere successivamente prosciolto: secondo gli inquirenti avrebbe partecipato al consorzio senza essere a conoscenza delle manovre di Canale per truccare gli appalti. E la cricca, come vedremo, dovette aspettare qualche anno per riaffacciarsi in città.
Cronaca
2 Novembre 2011
La cricca arrivò in città nel 2001