LADISPOLI – Abitava a Ladispoli, Pietro Antonio Colazzo, l’agente segreto dell’Aise’’, Agenzia per le informazioni e la sicurezza esterna, ucciso nell’attentato al ‘’Park Residence’’ di Kabul, l’albergo dove risiedeva durante i soggiorni nella capitale afgana. Il ruolo di Colazzo era di numero due del servizio segreto per l’estero a Kabul, l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna, il nuovo nome del vecchio Sismi. Ma, considerato che attualmente non c’è sul posto un numero uno, Colazzo ne era di fatto il capo. Ieri mattina, in attesa di capire quanto potesse essere affermato e quanto no, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha definito l’ha definito «un consigliere diplomatico accreditato dalla presidenza del Consiglio presso l’ambasciata italiana». Questa in effetti era la copertura di Colazzo, la qualifica che gli permetteva di abitare nel Paese insidiato dai talebani. Ma le sue autentiche funzioni non rientravano nella carriera diplomatica. Nato 47 anni fa a Galatina, provincia di Lecce, l’uomo ucciso ieri lascia un vuoto serio negli organici dell’Aise. La sua attività in Afghanistan era favorita dal fatto che parlava il dari, lingua persiana diffusa nel Paese. Aveva studiato all’Università Orientale di Napoli. In un servizio con tanto personale di provenienza militare, era un civile. Teneva contatti con capi delle forze di sicurezza afghane, collettori di informazioni delicate per l’incolumità dei militari italiani che i servizi stranieri non hanno facilità ad ottenere in un Paese come l’Afghanistan, pieno di montagne, di villaggi ardui da raggiungere e dominato da logiche tribali difficili da decifrare per gli estranei. Separato, senza figli, Colazzo aveva perso da tempo padre e madre. Prima di arrivare a Kabul un paio di anni fa, lavorò in Oman. In Italia la sua casa era proprio a Ladispoli. A Galatina ieri molti amici sono andati dalla sorella Stefania, 42 anni, avvocato, per esserle vicini. Nel paese d’origine Pietro tornava due volte l’anno. L’ultima, l’estate scorsa. in vacanza. Dolore di amici, condoglianze istituzionali, scosse di sentimenti e obblighi di riservatezza accompagnano morti come quella di Colazzo. Immediato il commento del sindaco della città balneare, Crescenzo Paliotta: “Era un’ottima persona. Esprimiamo il nostro cordoglio per questo cittadino che abbiamo conosciuto ed apprezzato per le sue qualità umane. Apprendere la morte di una persona impegnata per la pace in un luogo così lontano e così difficile”.
Cronaca
2 Novembre 2011
L'agente segreto ucciso a Kabul è di Ladispoli