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    Sanità
    2 Novembre 2011
    «La Regione dica chiaramente quale sarà il nostro futuro»

    CIVITAVECCHIA – Sono stati quasi 100 mila i medici hanno aderito allo sciopero indetto da molte sigle sindacali per protestare contro il blocco del turn over che lascerà nei prossimi due anni scoperti migliaia di ruoli negli ospedali e nelle Asl già a corto di personale. Secondo il ministro della Salute Ferruccio Fazio e il numero uno del tesoro Giulio Tremonti però i dottori hanno preso un granchio perché non saranno soggetti al blocco del turn over dei dipendenti pubblici previsto dalla manovra. Dulcis in fundo le amministrazioni regionali parlano di blocco del turn over. Qual’è la realtà? Ad entrare nel merito, è il segretario dell’Anpo Marco Di Gennaro. Dottore, quale misura contenuta nei decreti della presidente della Regione Lazio reputa più penalizzante per la tutela della salute dei cittadini di Civitavecchia?
    Sicuramente il blocco totale del turn over degli operatori sanitari, medici ed infermieri, che non permette di sostituire chi va in pensione, in gravidanza, in aspettativa, in malattia e non consente di rinnovare i contratti a tempo determinato in scadenza con il risultato che il livello assistenziale si deteriora, i servizi si riducono e gli operatori sanitari sono sovraccarichi di lavoro. Questo è tanto più paradossale se si tiene conto che a sentire il ministro della salute e quello dell’economia, il blocco del turn over in sanità non c’è. E mentre per gli operatori sanitari c’è il blocco totale del turn-over, si prevede l’aumento del personale amministrativo regionale ritenuto necessario.
    Si riesce a tutelare al meglio almeno il settore delle emergenze?
    A parole è previsto che vengano concesse deroghe al blocco del turn over soprattutto per il settore dell’emergenza ma, nei fatti, non viene data, e questa è una inaccettabile omissione, risposta alcuna alle richieste di deroghe avanzate dalla Asl con il risultato che il numero di dirigenti e di infermieri si riduce proprio nel periodo di maggiore afflusso di pazienti con le conseguenze che si possono immaginare. Va, poi, ricordato che il settore dell’emergenza è integrato con gli altri servizi e reparti ospedalieri e le difficoltà di ognuno si ripercuotono sulla funzionalità di tutta la struttura.
    Anche questi nuovi tagli colpiranno in modo particolare la già soprannominata ‘‘cenerentola’’ delle Asl, ovvero la nostra Roma F?
    Piove sul bagnato. La nostra è una Asl sottofinanziata da sempre con risultanti carenze strutturali e di personale che ha supplito con la professionalità dei suoi operatori a tali carenze. Siamo ormai al punto di rottura perché i tagli della Polverini, colpendo senza tener conto delle singole situazioni, fanno un po’ meno ricco chi era ricco e penalizzano in modo insopportabile chi era povero . Ciò è ancor più ingiustificato se si tiene conto che non si può certo far ricadere sulla periferia la responsabilità dell’attuale situazione economica della sanità laziale.
    Quali ruolo dovrebbero o avrebbero dovuto svolgere i rappresentanti locali in questa situazione?
    I rappresentanti istituzionali devono svolgere un ruolo perché la salute è un diritto fondamentale e loro dovere è tutelare i diritti dei cittadini. Sino ad oggi, invece, il loro silenzio è stato assordante quasi che della salute non gliene interessi molto. Il sindaco, quale responsabile della salute locale e presidente della conferenza dei sindaci della Asl, deve agire tempestivamente convocando la conferenza e difendendo in regione le nostre ragioni come dovrebbe fare anche l’altro rappresentante istituzionale del territorio in Parlamento, avv.Pietro Tidei. Vogliamo anzi sperare che il sindaco parli di questo problema con la presidente Polverini in occasione della sua prossima visita a Civitavecchia.
    C’è una soluzione, quale sarà il futuro del nostro territorio?
    E’ importante sapere quale deve essere per la Regione il futuro della sanità civitavecchiese. Se deve crescere ed offrire ai cittadini di questo territorio lontano da Roma su cui insistono importanti insediamenti industriali ed infrastrutturali e per cui transitano milioni di turisti i servizi sanitari di cui ha diritto o se deve rassegnarsi ad una lenta agonia di cui, però, qualcuno deve apertamente e chiaramente assumersi la responsabilità.