CIVITAVECCHIA – Un mistero che dura da 15 anni. Era infatti il 2 Febbraio 1995 quando in una piccola villetta di via Fontanatetta in località Pantano, una statuetta di gesso della Madonna di Medjugorje di proprietà della famiglia Gregori pianse proprio dinnanzi alla primogenita Jessica lacrime di sangue. Un evento che suscitò scalpore e commozione, richiamando nel giardino di quella casa migliaia di pellegrini e curiosi. Pianse dal 2 al 6 febbraio del 1995, il 15 marzo del 1995 nelle mani dell’allora vescovo monsignor Girolamo Grillo per un totale di 14 volte. Fatti che sconvolsero la vita della famiglia Gregori, la diocesi e lo stesso presule, costretto a passare dal radicale scetticismo all’accettazione dell’enigma. Segni prodigiosi che proseguono ancora oggi: una seconda statuetta, donata alla famiglia dal cardinale polacco Deskur, appena venne collocata nella nicchia iniziò a trasudare un olio profumato non presente in natura, nei giorni delle Feste liturgiche e, sempre più spesso, al cospetto di gente che prega. Per celebrare questi 15 anni la diocesi ha organizzato una serie di appuntamenti. Ieri sera si è tenuto il pellegrinaggio a piedi, circa 500 fedeli da largo Monsignor D’Ardia hanno sciolto canti e preghiere fino alla piccola chiesa di Pantano che custodisce la statuetta. Questa mattina il vescovo emerito Girolamo Grillo ha celebrato una solenne messa. «Sono qui perchè in tanti mi hanno chiesto di raccontare la storia della Madonnina – ha commentato il presule – ma sono qui soprattutto per pregare per la guarigione del mio successore. Ci siamo sentiti proprio nei giorni in cui monsignor Chenis si trovava a Milano per le cure. Non ti preoccupare gli ho detto, chiederò la grazia per la tua guarigione alla Madonnina». Monsignor Grillo durante il suo intervento ha ripercorso la tormentata vicenda della statuetta, dal giorno della lacrimazione al sequestro giudiziario, dal giorno in cui pianse nelle sue mani all’incontro con Papa Giovanni Paolo II, che mise tra le mani della statua un rosario d’oro, ancora oggi visibile. «Dirai al mondo – ha aggiunto il vescovo ricordando le parole del Papa polacco – che io ho venerato questa immagine. Misi per iscritto tutta la storia e Papa Wojty³a mi spedì un documento firmato di suo pugno. Quello non lo potrà mai negare nessuno. Oggi come allora c’è chi crede e chi non crede. Ci sono stati miracoli e conversioni. I frutti sono buoni, perciò lo è anche l’albero».
Mat. Mar.
Cronaca
2 Novembre 2011
«Lacrime che ci chiamano alla conversione»