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    Società
    2 Novembre 2011
    «L’amicizia con il Giappone iniziata nel 1600»

    di ROBERTA GALLETTA
    CIVITAVECCHIA – Oltre al ben noto gemellaggio con la cittadina umbra di Amelia per le vicende legate alla figura di Santa Fermina, Civitavecchia ha rinsaldato, agli inizi degli anni Novanta, una importante e antica amicizia con il Giappone, in particolare con la città di Ishinomaki. Il motivo di questo legame così intenso è da ricercarsi nella storia di Civitavecchia agli inizi del 1600. È infatti il 18 ottobre 1615 quando dopo un lungo viaggio iniziato il 28 ottobre 1613 dal porto di Ishinomaki, in Giappone, arriva a Civitavecchia, porto dello Stato Pontificio, Hasekura Rokuemon Tsunenaga, ambasciatore del daimyo (signore feudale) Date Masamure di Sendai, dopo avere attraversato due Oceani, il Pacifico e l’Atlantico, per raggiungere Papa Paolo V. Il samurai che guida la delegazione orientale a Roma, passando per Civitavecchia, porta di Roma, era nato nel 1571. Dopo aver guidato un’ambasciata in Messico inizia proprio dal suo arrivo a Civitavecchia la sua lunga azione diplomatica in Europa tra il 1615 e il 1620, dopodiché ritorna in Giappone dove muore nel 1622 a 52 anni. Il viaggio del capo gruppo della delegazione giapponese è l’unica risposta diplomatica e politica, durante gli anni delle grandi navigazioni, dell’Asia Orientale all’Occidente. Tsunenaga, accompagnato dal padre spagnolo Sotelo e da altri 15 delegati, viene accolto calorosamente dalle autorità e dai cittadini civitavecchiesi per poi ripartire, dopo due settimane di soggiorno in città, alla volta di Roma. Il 3 novembre la delegazione nipponica è infatti ricevuta dal Papa in Vaticano per portare il messaggio del Date Masamune, il quale chiede a Paolo V, in una preziosa lettera decorata d’oro che Hasekura consegna al pontefice, di aprire un trattato commerciale tra Giappone e Messico e l’invio di missionari cristiani nel suo regno. Il Papa accetta di inviare i missionari, ma lascia la decisione del trattato commerciale al Re di Spagna, essendo la questione economica troppo spinosa in quegli anni di grande espansione commerciale. La prova della collaborazione è riportata in una lettera che Paolo V scrisse al Date Masamune, conservata in copia in Vaticano. I giapponesi, primi orientali ad entrare ufficialmente nella città simbolo della cristianità, rimangono a Roma fino al 4 gennaio 1616, quando partono per fare ritorno in Giappone, portando nella loro terra anche una parte della nostra città che ritornerà nel 1971 attraverso l’importante gemellaggio con la città di Ishinomaki, in questi giorni duramente colpita dalla catastrofe naturale del maremoto e per la quale Civitavecchia si sta mobilitando in nome di quell’antica amicizia che lega le due città portuali, così lontane eppure così vicine.