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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    «Non vogliamo un lager nella nostra città»

    TARQUINIA – La città etrusca in fermento dopo la dichiarazione del consigliere regionale Anna Pizzo di Sinistra e Libertà circa la firma del decreto ministeriale per il trasferimento del Centro di identificazione ed espulsione per immigrati clandestini da Ponte Galeria a Tarquinia. Nella tarda serata di mercoledì una nota ufficiale della Prefettura di Roma smentiva quanto dichiarato dalla Pizzo, ma nella città etrusca resta alta la guardia. «Il prefetto di Roma – si legge nella nota ufficiale della Prefettura – ha effettivamente riferito al consigliere Pizzo, come peraltro già più volte agli organi di stampa, circa la proposta rivolta al ministro dell’Interno per la dismissione del Cie di Ponte Galeria ed il suo trasferimento altrove. Non risulta invece al prefetto di Roma, né quindi può averlo riferito al consigliere Pizzo, che il ministro Maroni abbia deciso di trasferire il Cie nel territorio del Comune di Tarquinia, né che abbia firmato il provvedimento relativo. Al prefetto di Roma risulta soltanto che la citata proposta della dismissione del Cie di Ponte Galeria è all’attenzione degli organi tecnici del Ministero».
    Il sindaco di Tarquinia Mauro Mazzola stamattina si è subito attivato per chiedere chiarezza in merito. Il nuovo Cie, secondo quanto emerso nei mesi scorsi, dovrebbe sorgere alla ex polveriera San Savino di Tarquinia, che il mese scorso è passata dalle mani del ministero della Difesa a quelle dell’Interno. Oggi il primo cittadino ha inviato un telegramma al ministro Roberto Maroni ed ha anche contattato il prefetto di Roma e il delegato al Cie per chiedere spiegazioni, non ancora fornite. «Non credo ci sia nulla di nuovo, ma è certo che qualcosa si sta muovendo – ha tuonato Mauro Mazzola – È facile aspettarsi un attacco scellerato a Tarquinia dopo le elezioni. Certamente queste notizie sono un fulmine a ciel sereno per la città che comunque è pronta a dare battaglia». «Ho sempre paura per la mia città – ha ribadito il primo cittadino – Sono poi stufo della scorrettezza di questo Governo che continua a prendere decisioni senza avvertire il Sindaco». «Stamane – ha spiegato Mazzola – ho contattato l’assessore regionale Parroncini, i prefetti di Roma e Viterbo e il delegato al Cie. Non mi fermo, intendo fare chiarezza. Questa storia deve finire. Tarquinia ha le sue servitù energetiche non può continuare a subire ancora». Il sindaco Mazzola ribadisce dunque il netto ‘‘no’’ alla realizzazione di un «centro tipo lager» e si dice pronto a firmare «l’ordinanza di non vivibilità e abitabilità dell’area della ex polveriera». «Che il ministro Maroni venga a vedere questo centro, che sarebbe la fotocopia di un lager. Il Governo ci dica se vuole scavare una fossa per queste persone. Nella zona, infatti, non c’è vivibilità. Intanto perché ci sono rischi di frana e inondazione, come dimostrato recentemente dall’intervento dell’elicottero dei vigili del fuoco necessario per salvare un residente; poi perché nella ex polveriera, per anni, sono state custodite armi pericolosissime e c’è amianto ovunque per la forte presenza di eternit». Il sindaco di Tarquinia si dice anche sdegnato perché l’area di recente è stata anche liberata dal vincolo archeologico. «L’area – incalza Mazzola – è vincolata come parco archeologico, anche se mi giungono notizie di un parere favorevole da parte della Soprintendenza. Anche questa è una vergogna. Noi non possiamo costruire perché tutto il nostro territorio è vincolato e poi rilasciano il nulla osta per una cosa del genere». «Per queste persone – conclude Mazzola – va elaborato un progetto di integrazione sociale serio; e non creata una prigione con poliziotti armati».