logo
    Cronaca
    2 Novembre 2011
    «Ospedale, soldi dirottati su Roma»

    TARQUINIATARQUINIA – I lavori di ampliamento e ristrutturazione sono fermi dallo scorso agosto, nonostante le molteplici rassicurazioni espresse dal direttore generale della Asl Vt Giuseppe Aloisio nel corso del consiglio comunale straordinario. Interi reparti sono stati sgomberati in vista di fantomatici lavori che rischiano di non partire mai. I nuovi ascensori, finalmente realizzati dopo 5 anni di attesa, non sono invece utilizzabili per mancanza del necessario collaudo. Il reparto di Oncologia è stato trasferito su una zona ‘‘ripulita’’, ma che giace sotto un tetto di eternit e amianto risalente a più di 30 anni fa. I posti letto sono ridotti all’osso e le liste d’attesa scoraggiano anche il più sano degli utenti; figuriamoci chi è affetto da una qualche patologia. L’ospedale di Tarquinia appare al collasso e la sanità viterbese in generale non sembra essere da meno. La conferma arriva a qualche giorno di distanza dall’incontro avvenuto tra il direttore sanitario della Asl Vt, dottor Compagnoni, e i responsabili provinciali del Tribunale dei diritti del malato. Il quadro emerso è preoccupante e non prospetta un futuro roseo per il nosocomio etrusco e per i numerosi utenti della città e del comprensorio che vedono nella struttura tarquiniese un punto di riferimento. Gli aspetti negativi partono proprio dalle liste d’attesa per effettuare un esame diagnostico in una qualunque delle strutture Asl di Viterbo. A riferire i dettagli è lo stesso Federico Galletti, del Tribunale per i diritti del malato di Tarquinia, che parla di «ritardi preoccupanti». I numeri parlano chiaro: per una risonanza magnetica il calendario è completo fino a tutto il 2009; per un’ecografia all’addome bisognerebbe aspettare fino al 26 ottobre; per un ecocardiogramma l’attesa è fino alla fine di settembre; e la Moc per gli ospedali di Tarquinia e Acquapendente prevede un’attesa di oltre 186 giorni. «La previsione sulle prestazioni – spiega Federico Galletti – è peraltro destinata a peggiorare già dai prossimi mesi. Se fino ad oggi il distretto ha potuto contare sulle strutture convenzionate che hanno portato a compimento tutti i termini dei contratti, adesso gli utenti dovranno dimenticare questa possibilità. Dal 1 marzo, infatti, la Regione Lazio ha bloccato tutte le prestazioni esterne convenzionate e pertanto la Asl Vt potrà lavorare solo con le proprie strutture. Gli ospedali vivono però già da tempo situazioni al limite». Uno degli scogli da superare è proprio la grave assenza di posti letto, che rischia di farsi sentire sempre di più. «I soldi previsti per l’ampliamento di Belcolle sono stati dirottati su Roma – dice Galletti riferendo quanto espresso dal dottor Compagnoni – lo stesso dicasi per l’ospedale di Tarquinia: i soldi previsti per la ristrutturazione sono stati dirottati a favore del Sant’Andrea, del San Raffaele e dell’Ifo». Insomma di quel bel progetto affisso all’ingresso forse i tarquiniesi dovranno dimenticarsi. Per gli utenti si amplificano le attese. E pensare però che sulla Tuscanese è già da tempo pronto il Santa Teresa, una struttura ospedaliera che conta 180 posti di cui il comprensorio non può usufruire per via del blocco delle convenzioni. La Asl ha espresso parere favorevole ma la Regione ha detto no, al punto che è in atto un ricorso al Tar del Lazio sul quale in molti sperano. Tra pochi giorni, il 15 giugno, è previsto l’incontro per la valutazione dell’operato del direttore generale Aloisio da parte del comitato dei sindaci e l’augurio è che il primo cittadino etrusco, Mauro Mazzola prenda posizione per chiedere un segnale immediato di ripresa dei lavori, mantenendo fede ad una battaglia annunciata nel corso del consiglio comunale straordinario sul tema. Il timore è che si continui a scaricare responsabilità sulla Regione Lazio che ha bloccato le convenzioni. «Ma non è così – spiega Galletti – I pochi denari disponibili sono infatti sperperati. Basta vedere la nomina, lo scorso mese, dei capi dipartimento, che seppur previsti dalla legge regionale (n° 139 del 6 marzo 2007) non erano affatto necessari ed obbligatori. Questi signori costano 26 mila euro lordi all’anno ciascuno. Qual è la logica? Si dice che non ci sono soldi per pagare un infermiere. A Tarquinia i reparti di Endoscopia e Radiologia, solo per nominarne alcuni, avrebbero bisogno di personale. E invece c’è il blocco delle assunzioni, ma fioccano le nomine dirigenziali». Dulcis in fundo, del contratto con lo Sporting nessuno sa nulla nonostante, anche qui, le rassicurazioni di Aloisio. E il distretto continua a rimanere spaccato a metà.
    Ale.Ro.