TARQUINIA – Dopo la tragedia di Messina c’è ancora più paura a Tarquinia. Gli argini poco sicuri del fiume Marta fanno temere il peggio in caso di improvvisa alluvione. E si torna a chiedere un intervento urgente da parte delle istituzioni competenti, in primis l’Ardis. L’Università Agraria di Tarquinia esprime «Massima solidarietà alle popolazioni della provincia di Messina colpite dalla immane tragedia», parlandio di «esempio drammatico di cosa possa accadere quando le istituzioni preposte fanno orecchie da mercante davanti ad emergenze vere e reali». «Colpiscono le parole del Presidente Napolitano – dicono dall’ente di via Garibaldi – e fanno sicuramente riflettere. Progetti faraonici che non si concretizzano riempiono la bocca e tolgono respiro a interventi immediati ed urgenti che potrebbero limitare il sacrificio dei territori colpiti, analogia immediata con quanto sta accadendo al fiume Marta». «Proprio perché determinate tragedie debbono avere responsabili certi, sto valutando la possibilità di far predisporre una denuncia per danno temuto nei confronti dell’Ardis – dice il presidente Antonelli – in esito alla catastrofe annunciata riferita alle piane agricole del Marta, come oramai noto, sprovviste di arginatura a causa del crollo spondale e con concreto rischio di sacrificio in vite umane». «Rivolgo il mio appello all’assessore regionale agli Enti Locali – dice Antonelli – che per altro ha dimostrato sul tema, per primo la sua sensibilità, affinché intervenga garantendo il minimo di contraddittorio con un’emanazione della stessa Regione Lazio quale è l’Ardis e il rispetto degli impegni presi dalla stessa, che attendiamo in vano da troppo tempo». Non manca la replica dell’ente al Comitato Marina Velka senza Fango: «Quello che non si dice è che il mirabile progetto di difesa e tutela dell’insediamento residenziale che la medesima osanna, prevede il sacrificio delle piane del Fiume Marta che vengono di fatto interdette all’attività agricola, per la realizzazione di imponenti casse di espansione, un sacrificio troppo grande verso il mondo degli agricoltori che ora rischiano di essere sommersi e domani dovranno comunque lasciare questi terreni per difendere alloggi residenziale costruiti alla foce del Fiume. L’Università Agraria rimane disponibile a trovare una soluzione, ma non può accettare che vengano tutelati gli interessi di una sola parte, a scapito del mondo agricolo già abbondantemente penalizzato dalle scelte operate e ha già indicato terreni alternativi a quelli produttivi prescelti. Quanto alla partecipazione alle riunioni, a quelle ufficiali, quelle in cui si viene invitati gli Enti della città sono sempre stati presenti, anche a quella in cui l’Ardis aveva promesso interventi di somma urgenza per ripristinare l’argine crollato, poi caduti nel vuoto. Non vorrei che ancora una volta si sbagli bersaglio».
Cronaca
2 Novembre 2011
«Tarquinia rischia di fare la fine di Messina»