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    Porto
    2 Novembre 2011
    Le imprese storiche: «Vogliamo essere ascoltate»

    CIVITAVECCHIA – «Vogliamo esprimere anche noi un’indicazione sul nome del futuro presidente dell’Autorità Portuale: fuori la politica, basta con le spartizioni di potere e, soprattutto, lontano i forestieri e gli stranieri. Questo porto non può essere colonizzato». Sono stati chiari Sergio Serpente, Maurizio Iacomelli, Marco Palomba, Enrico Luciani, Ugo la Rosa e Curzio Verrieri e Massimo Di Gennaro, presidenti delle imprese storiche portuali locali Bellettieri, Cpr, Ipg-Revello, Compagnia Portuale, Traiana e Spedimar che per la prima volta forse, questione che assume una valenza storica, si sono espresse unitariamente per esprimere profonda preoccupazione sul futuro dello scalo, lanciando un grido dall’allarme sulla nomina del futuro presidente. Le voci che circolano in questi giorni non portano nomi di personaggi del mondo portuale locale, tutt’altro. L’ultima, soprattutto, preoccupa le imprese. «Quella di un livornese (l’avvocato Canepa ndr) – hanno spiegato – scelta che metterebbe a rischio la tenuta dei traffici locali: non vorremmo sprofondare di nuovo nel cul de sac dove eravamo in precedenza e dal quale, noi imprese, abbiamo dato un contributo importante per uscire fuori». Secondo i rappresentanti delle imprese le caratteristiche principali del futuro presidente di Molo Vespucci sono chiare: essere civitavecchiese, rappresentare la portualità locale o, comunque, essere a conoscenza dei meccanismi che regolano il porto, avere a cuore il futuro dello scalo e della città, ascoltando anche quelle che sono le istanze dei cittadini, ribadendo quindi la necessità della sinergia tra porto e città. Non escludono, anche se non lo confermano esplicitamente, che farebbe piacere una possibile candidatura di uno di loro alla poltrona di Molo Vespucci, soprattutto perché «noi qui rappresentiamo il 95/98% del lavoro portuale, con cento anni distoria alle spalle e mille famiglie dietro di noi. Per questo pensiamo di poter avere voce in capitolo – hanno aggiunto – e per questo chiederemo un incontro in Regione come al Ministro Matteoli». Intanto ne hanno già discusso con il sindaco Moscherini e con il commissario Fedele Nitrella. «Vediamo i prodromi di una nuova colonizzazione – hanno aggiunto – possibile che la città non sappia esprimere nessun quadro nei posti di dirigenza locali? È ora di cambiare strada, se davvero si tiene a questo porto». Hanno messo in discussione anche la realtà del network “se Civitavecchia non riveste il ruolo di capofila”. Indicare di nuovo un un politico vorrebbe dire avere una persona che impiegherebbe mesi, se non anni, a capire i meccanismi portuali, rischiando di non riuscire a dare quella spinta oggi necessaria più che mai per rilanciare lo sviluppo del porto». Oltre alla questione della nomina del presidente, le imprese si sono soffermate anche su alcune questioni portuali, esprimendo seria preoccupazione. Partendo dalla ventilata ipotesi di «autorizzare l’Italpetroli a realizzare bunker in parte della banchina 23, nata come commerciale, senza rispettare la decisione presa in precedenza sul fatto che gli approdi energetici debbano essere realizzati tutti al largo, fuori le banchine commerciali», oppure lanciando l’allarme sull’ingresso di nuove imprese «che non portano lavoro aggiunto – hanno spiegato – ma anzi lo vanno a togliere, vanno a destabilizzare il mercato».