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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    L’affare della cricca dietro la concessione

    CIVITAVECCHIA – Una concessione demaniale nel porto inattiva dal punto di vista delle opere realizzate, ma attorno alla quale c’è un gran movimento di società e trasferimenti di quote. La ‘‘cricca’’ vicentina che aveva rapporti con Enzo De Francesco e sulla quale si sta indagando in Veneto per la nota storia dei 2,32 milioni di euro transitati sul conto intestato all’ex assessore, a quanto pare il suo affare a Civitavecchia lo ha condotto… in porto. Nel 2005 aveva ottenuto una concessione trentennale per 2000 metri quadrati che, poi, in sostanza, avrebbe venduto, cedendo le quote dell’ennesima azienda costituita in un intreccio degno di un giallo finanziario.
    Questi i fatti: nel 2005 la Orofusioni srl richiese ed ottenne dall’allora presidente dell’Autorità Portuale Gianni Moscherini una concessione demaniale in porto per realizzare, su un’area di circa 2000 metri quadrati nei pressi della Seport, a Punta San Paolo, un capannone dove svolgere l’attività di lavorazione di metalli come platino e titanio.
    Successivamente, alla Orofusioni chiese di subentrare la Tecnofusioni, inizialmente costituita dalla Pannorica srl (la holding presente anche nella Xipe, la società del famoso bonifico a De Francesco) e da una fiduciaria, a cui poi subentrarono come soci Grande (sempre nel ruolo anche di amministratore) e la Finco. In quasi 5 anni i lavori non sono mai iniziati.
    Nel 2006, poi, si affacciò sulla scena la Tecnofusioni srl, e anche qui attenzione ai ‘‘giochi di prestigio’’: la società chiede il cambio di intestazione della concessione demaniale al porto di Civitavecchia, da Orofusioni a Tecnofusioni, adducendo un semplice cambio di sede e di ragione sociale, quando invece si tratta di due soggetti giuridici diversi. La Tecnofusioni in questione, infatti, viene costituita con sede a Costabissara in provincia di Vicenza il 7 aprile del 2006. Amministratore è il “solito” Gianluca Grande. Allo stesso indirizzo di via Fermi 31 ha sede anche la Teknofusioni srl, costituita il primo marzo del 2000. Il valzer si scatena in tre giorni, lo scorso luglio. La Pannorica (altro nome ricorrente) il 15 luglio cede le proprie quote a Gianluca Grande e Nadia Finco. Altrettanto fa la fiduciaria che era socia dal 2008. Il giorno successivo, il 16, la Tecnofusioni viene svuotata con il trasferimento di azienda alla Teknofusioni. E tre giorni prima la Csc di Montalto di Castro (un’azienda con il 79% del capitale intestato a una finanziaria di San Marino) acquista tutte le quote della società, che nel frattempo erano passate da un’altra azienda abruzzese a Grande, da questi alla solita fiduciaria veneta che poi, giusto il 13 luglio 2009, cede il suo 70% a Maurizio Tollio, che acquista anche il restante 30% di Grande e diventa il socio unico (era procuratore della società dal 2008) e in tre giorni chiude l’affare cedendo tutto, come detto, alla Csc, che di fatto diventa la proprietaria dell’azienda (che cambia oggetto sociale e trasferisce la propria sede da Vicenza a Civitavecchia) e, quindi, titolare della concessione. Un aspetto, questo, sicuramente da approfondire da parte dell’Autorità Portuale, che almeno all’epoca pare non avesse ancora neppure formalizzato il subingresso della Tecnofusioni al posto della titolare originaria Orofusioni. In sostanza, a Molo Vespucci, fino a quasi la fine dello scorso anno conoscevano ancora Grande, rimasto amministratore fino allo scorso 5 novembre.
    Intanto, da Vicenza si fanno vivi i coniugi Maurizio Tollio e Nadia Finco, tramite l’avvocato Michela Colucci, dichiarandosi «estranei alle affermazioni di cronaca ormai note. In modo particolare il signor Tollio vuole precisare di aver conosciuto diversi anni fa l’ex assessore De Francesco, per cui lo stesso ben conosceva la signora Nadia Finco, moglie del signor Tollio, tanto che hanno frequentato luoghi comuni in presenza di terze persone».
    «In relazione al presunto bonifico effettuato – prosegue l’avvocato Colucci – attenderemo l’esito delle indagini per poter visionare gli atti, ma senza dubbio la questione implicherà anche i dipendenti della banca. Nessuno dei miei assistiti è stato mai imputato per truffa, bancarotta né altri reati della stessa specie, per cui tali precedenti affermazioni non possono che risultare infamanti e attualmente prive di obiettivi riscontri». Nessuno ha mai parlato di imputati, semmai di indagini ed indagati, come risulta – non per Maurizio Tollio, ma, come abbiamo scritto per alcuni degli altri personaggi coinvolti – anche da numerosi servizi giornalistici pubblicati negli ultimi mesi a Vicenza.