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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Maneschi e Olmi (Pdl): "Piscina, anche nel progetto definitivo mancano le gradinate"

    TARQUINIA – Sembrava tutto risolto, dopo la segnalazione del Pdl e le rassicurazioni del sindaco Mazzola che aveva annuncianto un impianto natatorio di tutto rispetto. E invece, a spulciare sul progetto della costruenda piscina comunale, ci si accorge che anche nel disegno definitivo non sono state previste le gradinate. “Errare è umano, ma perseverare è diabolico – attaccano i consiglieri del Pdl Marcello Maneschi e Silvano Olmi – L’altro giorno abbiamo letto le trionfanti dichiarazioni del sindaco di Tarquinia il quale ha sventolato ai quattro venti l’approvazione del progetto definitivo per la costruzione della piscina comunale. Già un mese fa, dopo aver visionato il progetto preliminare dell’impianto natatorio, avemmo modo di rilevare delle mancanze e consigliammo all’amministrazione alcune modifiche. Invece, con nostro grande stupore, visionando il progetto definitivo ci siamo resi conto che nulla è cambiato. Infatti, nel progetto mancano le gradinate per il pubblico. Ci domandiamo: dove si siederà la gente che vorrà assistere ad una gara (visto che Mazzola l’ha definita una vasca “semiolimpionica”) o soltanto a una semplice esibizione di nuoto?”  “Inoltre – proseguono gli esponenti del Pdl – l’intera piscina ha una profondità di appena un metro e quaranta centimetri, quindi è utilizzabile solo per il nuoto e non per altre attività come ad esempio i tuffi dal trampolino oppure le immersioni per il conseguimento del brevetto di sub. Infine, non è contemplata l’installazione di pannelli solari sul tetto, utili per produrre l’energia elettrica necessaria ad alimentare l’impianto e abbattere i costi di gestione. Pannelli solari che si potrebbero installare anche nel parcheggio, costituendo allo stesso tempo delle tettoie per le autovetture in sosta”. “L’amministrazione guidata da Mazzola – concludono Maneschi e Olmi – sorda a qualsiasi consiglio provenga dall’opposizione di centrodestra, passerà alla storia non per essere l’amministrazione del fare, ma per quella del “fare senza accettare consigli”, spendendo però 2.400.000 (due milioni quattrocentomila) euro di soldi pubblici”.