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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Marcia su Roma del Sindacato balneari

    Si preannuncia come la seconda marcia su Roma, affollata, colorata, rumorosa ma pacifica, quella a cui saranno impegnati domani mattina, giovedì, gli imprenditori balneari del Lazio, che andranno a manifestare sotto la sede della Regione Lazio per chiedere alla Polverini di ascoltarli. “Dal litorale nord saremo davvero tanti – annunciano Danny Englaro del Sib di Santa Marinella e Santa Severa e Marzia Marzoli, presidente del Sib di Tarquinia – e faremo sentire la nostra voce”. La carovana dei bagnini con le bandiere al vento e con striscioni, ombrelloni e le classiche canottiere rosse di salvataggio, partiranno da Tarquinia per far tappa su tutti i paesi del litorale e raggiungere così Ostia per ricongiungersi con gli altri imprenditori provenienti da tutta la regione. “La colonna di auto percorrerà la Cristoforo Colombo per raggiungere gli uffici della Regione Lazio, da dove inizierà la manifestazione a partire dalle 11,30 – continuano Englaro e Marzioli – abbiamo sollecitato un incontro con la Presidente Renata Polverini per convincerla a sostenere le nostre ragioni nella Conferenza Stato-Regioni. In Italia sono a rischio 30.000 imprese, 400.000 addetti diretti che arrivano ad oltre 1.000.000 con l’indotto, ma soprattutto l’immagine del nostro turismo. Il Governo ci può e ci deve togliere dal rinnovo delle concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo con asta pubblica così come ha già fatto con altre categorie”. Il presidio, a cui hanno aderito anche imprenditori balneari provenienti dalla Campania, dalla Toscana e dall’Abruzzo, proseguirà per tutta la giornata. “Questa è la prima manifestazione della Regione Lazio – assicura Danny Englaro – molte altre sono in programma anche nel corso della stagione estiva. Diciamo no alle aste con la fermezza che se non avremo risposte adeguate da parte delle Istituzioni, gli imprenditori del Lazio e quelli di tutte le regioni sono pronti ad un confronto che renderà caldissima la prossima estate. Vogliamo difendere il nostro lavoro – concludono Marzioli ed Englaro – perché se la spiaggia è dello Stato le aziende sono nostre, lo Stato confisca le nostre aziende per darle ad altri, tutto ciò è inaccettabile”.