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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Marina, un clan ragusano era interessato ai lavori

    CARABINIERI

    CIVITAVECCHIA – Era la mafia siciliana a dimostrare interesse per i lavori della Marina. Come anticipato nei giorni scorsi, la Procura di Civitavecchia lo ha scoperto attraverso le intercettazioni telefoniche disposte per un’altra indagine, la “Figaro News”, nell’ambito della quali erano ascoltati personaggi che trafficavano in droga e armi tra Roma ed il litorale, con agganci al nord e in Sicilia, in particolare nel ragusano. Nelle intercettazioni emergerebbe con evidenza l’interesse ad entrare nei subappalti della Marina. L’indagine del pm Margherita Pinto mira ad appurare se l’operazione dei clan per infiltrarsi negli affidamenti dei vari tipi di lavori sia poi effettivamente riuscita o se, in realtà, l’interesse dei clan sia rimasto tale, senza tradursi in contratti di subappalto. L’indagine “Figaro News” ha portato all’arresto dei fratelli Giuseppe e Pietro Ruggeri, legati al clan Carbonaro, e a quello di Simone Verde. Nulla è trapelato su chi, dei tre, parlasse della Marina e chi fossero i suoi interlocutori.

     

    Cinque arresti, un’intensa attività di indagine iniziata a novembre 2009 e proseguita fino a maggio 2010 e diversi indagati: fu questo l’esito dell’operazione ‘‘Figaro news 2010” condotta dai carabinieri della stazione di via Antonio da Sangallo, da quelli del Nucleo Operativo, in collaborazione con i colleghi di Busto Arsizio dove era ai domiciliari uno degli arrestati. Un’operazione anticriminalità organizzata che ha portato in manette proprio due personaggi legati ad una delle cosche sicule, operanti tra Ragusa e Catania. Si trattava, come detto, dei fratelli Giuseppe (detto Pino) e Pietro Ruggiero, entrambi in carcere. Il primo, su cui tra l’altro pesa una condanna passata in giudicato per omicidio volontario ed associazione a delinquere di stampo mafioso, è stato arrestato nel corso di un blitz a Busto Arsizio: era ai domiciliari presso la propria abitazione che i carabinieri circondarono lo scorso 4 ottobre, impedendo ogni possibile via di fuga. Anzi, hanno fatto irruzione nell’abitazione attraverso una sorta di bunker realizzato dal 44enne. Per lui, come per il fratello, arrestato a Santa Marinella, l’accusa era di ricettazione e detenzione di arma. Di detenzione d’arma deve rispondere anche il civitavecchiese Simone Verde, 22enne, in carcere però anche per detenzione a fini di spaccio di sostanza stupefacente. Proprio dal sospetto di un vasto traffico di droga, in particolare di cocaina, sul territorio è nata tutta l’operazione «volta – spiegò il sostituto procuratore Elena Neri, che ha coordinato le indagini – proprio ad accertare, in collaborazione con la Direzione Centrale per i servizi Antidroga di Roma, questa attività di spaccio che aveva come punto di riferimento alcuni negozi di Civitavecchia». Negozi tra cui un barbiere da cui prese il nome l’intera operazione ‘‘Figaro’’. Poi le indagini subirono una svolta con il rinvenimento di una pistola destinata, a quanto pare, agli ambienti della criminalità organizzata a cui appartenevano due degli arrestati. Il 30 marzo 2010 fu arrestato Simone Verde: nella sua auto, abilmente occultata, venne ritrovata la pistola. L’inchiesta si allargò, seguirono pedinamenti, intercettazioni, un’intensa attività investigativa che portò non solo alla luce il traffico di droga, fatto di numerose e continuative cessioni di stupefacente. ma anche la presenza di questi due fratelli; armi e droga, quindi, che si intrecciavano. Infine il blitz di ottobre che mise fine a quella parte dell’indagine, dando però il via al secondo filone, ora coordinato dal pm Pinto.