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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Museo: restaurati la cappella e lo studio del cardinale Vitelleschi

    TARQUINIA – Saranno aperti al pubblico, a partire da martedì prossimo 8 febbraio, la cappella e lo studiolo del cardinale Giovanni Vitelleschi. I due locali, situati all’interno del Museo Nazionale Tarquiniense, sono stati completamente restaurati grazie ad un finanziamento da parte del Comune di Tarquinia e della Regione Lazio tramite i cosiddetti Fas: Fondi per le Aree Sottoutilizzate. Il progetto di restauro è stato promosso dalla Stas (Società tarquiniense d’arte e storia) e accolto sia dalla Soprintendenza archeologica dell’Etruria meridionale sia dalla Soprintendenza ai beni storico artistici ed etnoantropologici del Lazio. «L’amministrazione aggiunge un nuovo significativo tassello all’opera di valorizzazione dei beni architettonici della città – afferma il sindaco Mauro Mazzola – e dimostra quanto la collaborazione tra le istituzioni sia necessaria per la loro valorizzazione e per renderli fruibili al pubblico». La cappella e lo studiolo sono decorati da un ciclo di affreschi del Quattrocento riguardanti i temi dell’antico testamento. Riprendendo un’idea del professor Giuseppe Cultrera, direttore del Museo nazionale tarquiniense negli anni Venti del Novecento, nelle due stanze i curatori del restauro hanno collocato alcuni dipinti quattrocenteschi, una collezione di ceramiche da ‘‘butto’’ e alcune lapidi rinascimentali. «Il recupero di questi spazi – dichiara l’assessore alla Cultura Angelo Centini – rappresenta un ulteriore passo in avanti per la costituzione di un itinerario museale urbano, comprendente il Museo Diocesano e Comunale d’Arte Sacra, nel quale sono stati già collocati alcuni dipinti cinquecenteschi di proprietà comunale recentemente restaurati e dove è prevista l’esposizione dell’intera collezione civica, il Museo della Ceramica, recentemente riallestito per opera della Stas, e il Museo Civico, previsto al secondo piano di Palazzo Bruschi che ospiterà anche la biblioteca comunale».Tarquinia si riappropria dunque di un’altra importante testimonianza del suo patrimonio artistico e culturale che continua ad attrare sempre maggiori turisti e visitatori.