logo
    Porto
    2 Novembre 2011
    Nasce la parrocchia del porto

    di CARLO CHENIS*

    Il movente dell’iniziativa va cercato nei bisogni del territorio e nel mandato della Chiesa. Questa, «esperta in umanità, lungi dal pretendere minimamente d’intromettersi nella politica degli stati, “non ha di mira che un unico scopo: continuare, sotto l’impulso dello Spirito consolatore, la stessa opera del Cristo, venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità» (PAOLO VI, Populorum progressio). Pertanto, interviene nel sociale non dimenticando la «gente di mare».
    Dal momento, poi, che «è diritto e dovere del vescovo offrire con sollecito zelo l’assistenza pastorale a tutti i marittimi che, sia pure per un tempo limitato, risiedono nell’ambito della sua giurisdizione» (GIOVANNI PAOLO II, Stella maris), fin dal mio arrivo in Diocesi ho tentato di avviare iniziative a beneficio della «gente di mare». Ora, dopo una sofferta fase preparatoria, che purtroppo non ha prodotto i risultati sperati a livello logistico e sinergico, per il mancato reperimento di spazi adeguati e per le difficoltà procedurali, s’inaugura ad experimentum il «Centro pastorale del Porto di Civitavecchia». Esso raccoglie le iniziative avviate lo scorso anno da Stella maris, unitamente ai protocolli concordati per il Welfare. A ciò si aggiunge l’animazione delle altre realtà di terra e di mare presenti nell’articolato e complicato universo portuale, sia in Civitavecchia, sia nel litorale della Diocesi.
    Le radici lontane del progetto sono costituite dall’antica Parrocchia di Santa Barbara, la cui chiesa venne distrutta dalla guerra. In essa, per secoli, i religiosi affidatari si adoperarono a risolvere i bisogni materiali e spirituali di quanti operavano nell’ambito del Porto.
    Le motivazioni prossime sono l’esuberante crescita del Porto di Civitavecchia, tanto da costituire la più numerosa «popolazione» del territorio, attestandosi in alcuni milioni di persone, di cui almeno 800.000 marittimi, oltre che i pescatori e i diportisti. A questi vanno aggiunti imprenditori e lavoratori, oltre che militari di terra e di mare.
    Il Centro pastorale deve diventare la «parrocchia di chi non ha parrocchia», come diceva don Bosco per difendere la sua idea di «oratorio». E tale dovrà risultare l’impostazione declinata tra sopperimento di bisogni concreti e offerta di spazi ricreativi, quali mezzi per annunciare il vangelo.
    La «gente di mare» necessita di accoglienza amichevole per non essere perennemente «fuori casa». Urge impegno da parte di tutte le forze in gioco, affinché quanto si sta avviando in Porto rechi la profezia dello «spirito di famiglia». Il Centro dovrà stimolare «la pacifica convivenza fra etnie, culture e religioni diverse» incontrando «vicini» e «lontani» (BENEDETTO XVI, Messaggio, 18 gennaio 2009).
    Responsabile del Centro è mons. Giorgio Picu, coadiuvato da don Artur Dariusz Jeziorek, quale referente dell’Associazione Stella maris, e da don Lino Dragu, quale collaboratore pastorale.
    Le difficoltà per avviare il Centro non sono mancate e non mancano, poiché scarseggiano mezzi e strutture, oltre che sensibilità e sostegno. Non è detto che esso riscuota il plauso istituzionale. Tuttavia, segnali positivi già si sono riscontrati nei primi sondaggi e contatti.

    * Vescovo della diocesi di Civitavecchia-Tarquinia