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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Nessuna gioia per la morte di Osama

    di VALENTINA CERRONE

    CIVITAVECCHIA – La notizia dell’uccisione di Bin laden ha provocato reazioni contrastanti nell’opinione pubblica mondiale. Non poteva non essere accolta in modo particolare in America, nel cuore di New York, dove 10 anni fa insieme alle Twin Towers crollarono le vite di migliaia di persone, nello strazio delle loro famiglie. Crollò il senso di sicurezza con cui gli americani avevano vissuto fino a quel momento che nasceva dal non aver mai avuto sul territorio una guerra. Ma la guerra arrivò a bordo dei due boing che rasero al suolo le torri gemelle. E proprio da Manhattan, da Ground Zero, sono arrivate tantissime immagini che raccontano dei momenti di gioia condivisi subito dopo la visione cruenta del viso dello sceicco del terrore dilaniato. Ma forse quello della felicità quasi catartica derivante dalla morte di Bin Laden non è l’unico sentimento che si è vissuto a New York. « A Manhattan non si sente nulla di speciale, non posso dire che la gente intorno a me abbia festeggiato oppure senta che il problema del terrorismo sia risolto» racconta Stefano Scaccia, civitavecchiese conosciuto in città per aver giocato tanti anni nella squadra maschile di pallavolo di B1 della Mojoli negli anni ‘90 e ormai trasferitosi nella grande mela da più di 10 anni per lavoro. « Il mio studio è proprio a New York, lavoro come odontotecnico e mi piace moltissimo vivere a Manhattan, grande libertà, tantissime persone incontrate ogni giorno e ritmi veloci; in giro si sente poco o nulla sull’uccisione di Bin Laden, tranne che a Ground Zero. Lì, appena appresa la notizia si è festeggiato, come se si trattasse della liberazione da un fantasma, ma quello è il cuore, lì la ferita è a cielo aperto. A lavoro qualcuno ha fatto qualche battuta ma nessuno ha mostrato apparente felicita’ per l’accaduto. Il mio collega Tom, stamattina, mi ha detto che Osama meritava di essere ammazzato e lui lo avrebbe fatto anche in maniera piu’ atroce. Non lo ha detto in modo passionale, era come se glielo suggerisse la memoria. Certo – continua Scaccia – qui’ sono morte 3000 persone innocenti ed Osama era il leader del sistema che ha portato a termine l’undici settembre. Io non sono contento affatto. Non che Osama dovesse continuare il suo «lavoro» pero’ il suo omicidio mi lascia un po’ indifferente. Ho sentito altri amici in Massachusetts e loro sono stati contenti per una certa sorte di giustizia fatta. Martin Luther King diceva: non ci si puo’ sbarazzare dell’oscurita’ con l’oscurita’, ci vuole la luce. Cosi come non ci si puo’ sbarazzare dell’odio con l’odio. Non credo che la morte di Bin laden abbia cancellato nella mente dei Newyorkesi l’undici settembre; è stato un inferno che nessuna foto può cambiare».