di LUCA GUERINI
CIVITAVECCHIA – E’ andato in scena questo week-end presso il teatro Traiano lo spettacolo A cuore aperto che ha visto protagonista l’attore e regista Sergio Rubini che ha dato inizio ad un percorso raffinato tra i più grandi autori del Novecento. Un omaggio al secolo ormai concluso coi versi recitati e accompagnati da musica dal vivo che sono quelli di Sanguinetti, Pavese, Prevert, Neruda. Proprio l’accostamento musicale in stile jazz ha lasciato perplesso il pubblico civitavecchiese che si è chiesto il nesso con i brani letti da Rubini. Pure l’interprete in questo reading appare un po’ sottotono soprattutto al confronto con grandi attori della scena italiana che si sono cimentati con questo stile di teatro. L’idea che ne nasce è quella di uno spettacolo facile e senza grandi pretese che arricchisce culturalmente, ma non teatralmente. Sembra di assistere ad un altro spettacolo invece quando Rubini si sposta su corde a lui più congeniali ossia quelle del teatro napoletano con Eduardo e Totò che hanno riscosso gli applausi della platea locale. Questa sera in scena per la rassegna Nuove Realtà Teatrali arriva Marco Paolini con il suo La macchina del capo. Si tratta di racconti teatrali costruiti lungo un arco temporale che va dal 1964 al 1984, nei quali lo stesso gruppo di personaggi cresce passando da uno spettacolo all’altro, in una sorta di romanzo popolare di iniziazione. Un racconto divertente, intimo e a tratti commovente, che parla agli adulti ma anche all’infanzia. Vi troviamo Nicola bambino, alle prese con l’uomo nero e con le “femmine”, la scuola, le tabelline e l’ arte dello “scancellare”, la colonia, il campetto da calcio, la guerra tra bande, le giostre,…. in una parola alle prese con il “crescere”.
L’autore accompagna lo spettatore all’interno dell’intricata rete di vincoli e rapporti umani, parlando non solo della memoria, ma anche della frammentazione o del riavvicinamento emotivo tra padri e figli.