CIVITAVECCHIA – «La mafia è presente in alcune zone e in specifiche attività imprenditoriali soprattutto all’interno dei porti di Civitavecchia e di Ostia. Essendosi insediata per prima nel Lazio è l’organizzazione più consolidata con la criminalità locale ed è ormai fusa con le attività lecite del territorio». Il nuovo allarme per la presenza di infiltrazioni malavitose sul territorio questa volta è stato lanciato dalle pagine del Corriere della Sera, in edicola ieri mattina, dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Un allarme che si aggiunge ai tanti che nel corso degli anni hanno toccato Civitavecchia e, soprattutto, il suo porto, specie dal momento in cui lo scalo ha iniziato la sua opera di espansione, in strutture e traffici, che lo hanno portato a ricoprire i primi posti a livello internazionale. Associazioni, magistrati, politici: in diversi hanno focalizzato l’attenzione sullo scalo e sulla possibile infiltrazione malavitosa legata ad appalti e commesse. Questa volta l’allarme, con parole perentorie, sebbene nel corso degli anni nello scalo non siano mai stati operati arresti di mafia, arriva direttamente dal capo della Direzione Distrettuale Antimafia della Capitale. E punta il dito contro ‘‘specifiche attività imprenditoriali’’.
«Questa volta alzo le braccia, ci arrendiamo – ha spiegato il presidente della Compagnia Portuale Enrico Luciani – se un valido esponente dell’antimafia fa queste affermazioni dobbiamo allarmarci. Chi è preposto dia delle risposte concrete, faccia i nomi se si pensa davvero che imprenditori locali siano collusi con la mafia. Altrimenti dobbiamo essere ancora più preoccupati». In tutti questi anni, infatti, ai numerosi allarmi non sono seguiti arresti, denunce, nomi di personaggi collegati a particolari clan. «Non vorremmo – ha aggiunto il presidente dell’agenzia marittima Bellettieri, Sergio Serpente – che alla fine tutti questi allarmi fungano da boomerang per il porto di Civitavecchia, una cattiva pubblicità in grado solo di allontanare i traffici ed eventuali nuovi armatori interessati allo scalo». E’ stato poi lo stesso Serpente a fornire quella che è la ricetta per sconfiggere eventuali infiltrazioni malavitose. «Occorre infatti – ha spiegato – che la città tutta si difenda, difenda i propri interessi, le proprie ricchezze, le sue imprese. Si agevola troppo spesso un lavoro ‘‘mordi e fuggi’’ invece che garantire e sostenere l’imprenditoria locale. Pericoli del genere si vincono con l’unità di istituzioni e territorio, senza creare false promesse e dando risposte concrete. Una cosa è certa: occorre tenere alta la guardia e monitorare costantemente chi si affaccia nel porto in cerca di lavoro».
L’intervento di Enrico Luciani – Consigliere Regionale
«Da presidente di una delle Compagnie Portuali di Italia difendo il lavoro di fronte a questi allarmi. Introno alla Cpc, ultimamente, si sono verificate numerose pressioni per metterci in difficoltà: facendo cadere una presenza libera come la nostra si rischia allora di liberare il campo a forze occulte o meno che hanno bisogno di non avere ostacoli per i loro progetti sul territorio. E c’è chi, approfittandosi della crisi, potrebbe avvicinare aziende che navigano in cattive acque, utilizzandole come strumento per entrare nello scalo. L’attenzione deve essere alta».
L’intervento di Sergio Serpente – Presidente Bellettieri
«Il porto ha bisogno di essere super controllato: si affacciano sempre più aziende e quelle storiche non vengono tutelate né salvaguardate. Un ruolo importnate, in questo senso, lo avevano e lo hanno i lavoratori portuali, sentinelle d’allarme per eventuali infiltrazioni malavitose. Il settore della logistica si presta a pericoli del genere, e le modifiche della legge 84/94 e la liberalizzazione del mercato non aiutano in questo senso. Occorre monitorare le ziende che gravitano nello scalo e i loro obiettivi».