di SONIA BERTINO
CIVITAVECCHIA – Rabbia, frustrazione, disperazione e rassegnazione. Questi i sentimenti di molti pendolari che questa mattina, in previsione dello sciopero nazionale indetto dal personale ferroviario, si sono recati con lauto anticipo alle stazioni della città per poter raggiungere il posto di lavoro o di studio. Banchine stracolme, caos e annunci a singhiozzo da parte degli addetti ai servizi ferroviari. Treni con più di 200 minuti di ritardo o addirittura soppressi. E la speranza di poter finalmente partire che pian piano cede posto alla rassegnazione svuotando le stazioni. I più “disperati” cercano mezzi di fortuna. Ma anche i taxi diventano merce rara in una città trasformata in giungla, dando l’impressione di trovarsi in mezzo al deserto senza provvigioni d’acqua. Il treno regionale per Civitavecchia, all’interno della fascia di garanzia stabilita dalla legge, sarebbe dovuto partire alle 8.21 da Roma Termini. Le speranze di poter finalmente partire svaniscono con la soppressione di un treno e la sua sostituzione con un Regionale in partenza da Termini alle 10.45. Poi il silenzio cala in stazione fino alle 10.40, quando viene annunciato che anche quel regionale è stato soppresso: «Sono qui dalle otto di questa mattina – ha commentato irato Massimo – e ancora non c’è traccia di un treno». Lavora a Civitavecchia, ma come tanti altri lavoratori pendolari ieri non ha potuto timbrare il cartellino d’entrata. «Ho chiamato il mio datore per informarlo di questi disagi – ha continuato – ma ormai ho perso un giorno di lavoro e se voglio essere pagato dovrò recuperare». «È giusto poter protestare, ma il personale ferroviario e i sindacati dovrebbero comprendere che gli unici ad essere feriti sono i poveri lavoratori che in un periodo di forte crisi economica come questo rischiano lo stipendio» ha dichiarato Alfonso di Santa Marinella che stava tentando di tornare a casa. Un fiume in piena di lamentele e disagi che fanno arrabbiare tanto: «Gli unici a viaggiare regolarmente sono i treni sotto gestione di privati. I “treni d’oro” – come li chiama un altro pendolare – quelli che costano parecchio. Mentre i treni per i pendolari, nonostante noi tutti paghiamo abbonamenti e biglietti – continua – sono sporchi, rotti, accumulano ritardi, vengono soppressi e viaggiano senza alcun controllo a bordo». E anche gli operatori dei call center di Trenitalia non sanno dare risposte concrete ai passeggeri in attesa: «L’alternativa è recarsi in stazione e controllare i monitor», sperando che prima o poi il treno arrivi.