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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Oltre 60 episodi di spaccio in tre mesi

    CIVITAVECCHIA – E’ stata chiamata “Operazione Idoletto” quella condotta in questi giorni dai carabinieri, prendendo spunto dal nome proprio dell’esponente di spicco di quella che, gli inquirenti, definiscono una banda dedita al traffico di cocaina nel comprensorio. È infatti il pregiudicato civitavecchiese Idoletto Ceccacci, 60enne e già in carcere per reati simili, al centro delle indagini che, in questi giorni, hanno portato all’arresto di otto persone, con una nona ricercata, il presunto rifornitore, al sequestro di ingenti quantitativi di stupefacente, con 16 persone finora indagate. Oltre a Ceccacci, in manette sono finiti i civitavecchiesi Salvatore Maucieri e Guerrino Piccinno, il romano Giuseppe Bergantino, e i santamarinellesi Mauro Forense, Claudio Palomba, il 50enne G.B., e l’unica donna, S.D.M. le sue iniziali. L’articolata attività investigativa condotta dai carabinieri della stazione di via Antonio Da Sangallo, coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe Deodato, ha preso il via tra ottobre e novembre del 2008, culminando a gennaio scorso: pedinamenti sui treni, intercettazioni telefoniche e ambientali, controlli, verifiche incrociate. In tre mesi circa sono stati ricostruiti e documentati ben 61 episodi legati allo spaccio di cocaina che, inizialmente, veniva acquistata a Milano, attraverso frequenti viaggi di alcuni soggetti collegati alla vicenda. Se infatti in questi tre mesi sono stati sequestrati circa 215 grammi di cocaina purissima, considerando i precedenti “carichi” milanesi si potrebbe arrivare ad oltre 3 kg di sostanza arrivata in città per essere poi smerciata. Il primo sequestro di 120 grammi di polvere bianca fu messo a segno a Cellere, in provincia di Viterbo, dove uno degli indagati disponeva di una casa. L’ultimo invece soltanto qualche giorno fa: 40 grammi di cocaina purissima, in scaglie solide. Tra gli assuntori di cocaina, come anticipato nei giorni scorsi, anche alcuni politici locali. A quanto pare questi contattavano i fornitori, tra cui lo stesso Ceccacci, anche tramite il telefono del Comune, in orari di lavoro, ordinando la droga: si parlava di documenti presentati in modo sbagliato e quindi da riconsegnare, di pizze da ordinare, di incontri singoli o in compagnia tra cari amici. Non è detto che, considerato proprio l’utilizzo del telefono di servizio, non possa essere ipotizzato anche il reato di peculato nei loro confronti. Le indagini comunque proseguono con l’ascolto di assuntori e persone informate sui fatti: coinvolti diversi titolari di noti esercizi commerciali, imprenditori, artigiani.