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    Cultura e Spettacoli
    2 Novembre 2011
    Ovadia presenta al pubblico un nuovo mercante di Venezia

    di LUCA GUERINI

    CIVITAVECCHIA – In cucina ci sono piatti che a taluni piacciono, mentre ad altri no. Ci sono ricette tradizionali che il cuoco più creativo propone al proprio pubblico in versioni nuove e personalissime. Immaginate che lo chef passi tra i tavoli elencando con la propria fluente oratoria le ricchezze di questa o quella prelibatezza, poi però al palato i troppi sapori si confondono tantochè è difficile cogliere il gusto di ciò che si sta mangiando. Con queste metafore si vuole parlare dello spettacolo “Shylock. Il mercante di Venezia in prova” andato in scena sabato e domenica al Traiano. Non è lapalissiano trarre un giudizio da questa piece perchè innanzitutto presuppone un’ottima conoscenza
    dell’opera shakesperiana che il pubblico di abbonati non è tenuto a sapere. Problema che Moni Ovadia liquida con una battuta: “Racconti lei il resto della trama, sennò il pubblico non capisce, non è questo il mio compito”. Così dall’alto di uno sgabello (che ricorda il Pensatoio di Socrate) porta avanti la sua riflessione, mescolando Hitler, atmosfere gay, singolari coreografie e immagini visionarie. Shapiro, nei panni dell’attore che deve interpretare il mercante, si ritaglia lo spazio per cantare “Who wants to live forever” e gli applausi meritati arrivano dalla platea locale. Si parla in tedesco, in spagnolo e rimane poco tempo per conoscere chi sia Porzia, chi sia Bassanio, ma questo ad Ovadia poco importa perchè egli è rimasto folgorato dalla battuta in cui Shakespeare pone l’accento sul fatto che un ebreo come qualunque altro ha
    dei sentimenti. Su questo si basa l’intero allestimento perchè per il regista- attore questo accomunare in un’unica sorte tutti gli esseri umani conduce al decadimento dell’intero genere.