CIVITAVECCHIA – Rimane in carcere, almeno per il momento, il 62enne fioraio civitavecchiese arrestato dai carabinieri nell’ambito di una indagine per pedofilia. Questa mattina, infatti, il giudice per le indagini preliminari Giovanni Giorgianni ha sciolto la riserva sulla richiesta avanzata dagli avvocati difensori dell’uomo, Fabrizio Lungarini e Mara Montaruli, di concessione di arresti domiciliari. Ed ha negato questa possibilità all’uomo, facendo rimanere chiuse per lui le porte del supercarcere di Borgata Aurelia, dove rimane al momento detenuto.
La decisione è giunta a quattro giorni dall’interrogatorio di garanzia nel corso del quale il fioraio aveva risposto a tutte le domande del giudice, chiarendo la propria posizione e negando quelle che sono le accuse rivolte dalla Procura, con le indagini coordinate dalla dottoressa Margherita Pinto. In quella stessa sede gli avvocati difensori avevano anche consegnato una lunga e dettagliata memoria difensiva, esito di indagini di parte condotte nei due giorni successivi all’arresto per cercare di ricostruire l’intera vicenda. I legali avevano anche riportato le testimonianze di otto persone le quali, ascoltate sui fatti, avevano difeso lo stesso fioraio, affermando di non aver neanche mai sospettato che l’uomo potesse aver mostrato e messo in atto attenzioni sessuali particolari nei confronti della presunta vittima, un bambino di 7 anni che frequentava spesso la sua casa. Il giudice ha comunque chiesto una relazione tecnica sulla compatibilità tra lo stato di salute dell’uomo ed il regime carcerario.
«Nel frattempo, anche prima della decisione del gip – ha spiegato l’avvocato Fabrizio Lungarini – abbiamo presentato istanza di riesame al Tribunale della Libertà: attendiamo quindi anche questa decisione». I legali, inoltre, hanno chiesto copia del video dell’audizione del minore: questa sarebbe, al momento, l’unica prova contro il fioraio. Il ragazzino, infatti, nel corso delle indagini avviate ad ottobre dalla Procura ed affidate ai carabinieri della stazione di via Antonio da Sangallo, sarebbe stato convinto a parlare con uno psicologo, in sede di audizione protetta. Proprio su questo colloquio i legali del 62enne hanno disposto una perizia di parte, eseguita dal dottor Alessandro Mirabilio: a seguito della perizia gli avvocati sono arrivati a contestare le modalità di svolgimento dell’audizione, perché secondo il proprio perito di parte sarebbero state formulate domande troppo suggestive.
Cronaca
2 Novembre 2011
Pedofilia, il gip dice no ai domiciliari