di DEMETRIO LOGIUDICE
LADISPOLI – Ennesima avventura targata Fs per i pendolari del Litorale Nord. Giovedì, infatti, il treno delle 6.40 che da Grosseto è diretto a Roma Termini, dopo il rituale annuncio di arrivo alla stazione di Ladispoli, non ha effettuato la fermata prevista. Come più o meno puntualmente avviene tutte le mattine. In effetti la fermata c’è stata, ma dopo un chilometro dalla stazione di Ladispoli, in aperta campagna, e con il macchinista impegnato a procedere a ritroso per effettuare la fermata. E sulle banchine ovviamente centinaia di viaggiatori infreddoliti, adirati, indecisi se ridere o piangere. E sul web, come un tam tam, fioccano ancora polemiche. I blog sono pieni di proteste e lamentele, che parlano di «sbadataggine ed incoscienza di un macchinista e di un capotreno». Rei, tra l’altro, di aver tentato una manovra di riavvicinamento alla stazione precedentemente saltata. Ed ancora, i pendolari si chiedono perché per l’ennesima volta, non vi sia stata «nessuna scusa e nessuna spiegazione dal personale Trenitalia presente sui treni». Qualcuno va oltre, chiedendo «un’indagine sul comportamento del macchinista e del capotreno del treno regionale nr 3257 Grosseto-Roma del giorno 04 febbraio 2010», ricordando che i lavoratori presenti sul convoglio, «non sono affatto tutelati in termini di orari». Ancora sui blog scorre la protesta, una protesta composta, ma oramai esasperata. A tutto ciò, si aggiunge il cambiamento di orario dei treni, con partenza Roma Termini, che in alcune fasce orarie ad alta intensità, come quella delle 18, hanno visto la soppressione di qualche diretto, causando così scene di vero e proprio assalto al convoglio, con conseguente rallentamento del viaggio e soliti disagi su una linea ferroviaria che ogni giorno conta migliaia di pendolari. E se i dannati della rotaia escono indenni dalla calca innervosita e rassegnata dell’ultima stazione prima di lasciare Roma, quella di San Pietro, ecco l’annoso intoppo dei crocieristi che sbarcano a Civitavecchia. Questi, che dovrebbero essere una risorsa da coccolare e far viaggiare in prima, in realtà, soprattutto il lunedì, si trasformano in fonte di disagio, riversandosi sui già provati convogli locali con bagagli e souvenir. Ed ai pendolari rimangono comunque gli abbonamenti puntualmente rincarati, i condizionamenti che non seguono le esigenze stagionali – caldo d’estate, freddo d’inverno -, le stazioni non sempre accoglienti e l’amarezza di assistere impotenti all’impotenza di chi, addetto ai controlli, fa spallucce davanti ai pendolari ‘‘portoghesi’’, redarguendo chi non è in regola, ma negando informazioni e rassicurazioni a chi, da anni, paga in silenzio per un servizio in ritardo su tutte le tabelle di marcia.