CIVITAVECCHIA – «Dalla Regione Lazio sono pronti a giurare che gli investimenti e le migliorie per la vita che facciamo noi pendolari sono stati fatti. Ma la realtà sotto ai nostri occhi è sempre la stessa, anzi forse le cose quest’anno sono anche peggiorate». Questa è soltanto una delle tante testimonianze che è possibile raccogliere salendo su un treno ed ascoltando chi, da una vita, viaggia senza sosta come pendolare alla volta della capitale. Una esistenza fatta di corse sfrenate sui binari con treni che partono a volte (quasi pilotati da ‘‘un destino avverso’’) anche in anticipo rispetto al previsto. Oppure, più di frequente, accumulano minuti interminabili di ritardo prima di giungere a destinazione. Non da ultimo guasti e disguidi sui mezzi, che praticamente sempre, né il personale a bordo dei convogli né quello in servizio alla stazione, è in grado di motivare o spiegare ai passeggeri. Soltanto un esempio: ieri il treno regionale 3266 per Civitavecchia partito da Roma Termini in perfetto orario 11,09 poco prima di giungere alla stazione di Ladispoli si è spento, in aperta campagna, rimanendo per circa 10 minuti apparentemente privo di elettricità. Routine, può succedere diranno i più. Ma il problema è che è giunto in stazione a Civitavecchia con un ritardo di circa 15 minuti rispetto alla tabella di marcia. Se si considera che praticamente ogni giorno almeno su un convoglio che copre la tratta accade qualche disguido, la faccenda è tutt’altro che normale. «Per non parlare della sicurezza – hanno raccontato i passeggeri – ringraziamo la Regione per la lodevole iniziativa grazie alla quale il personale a bordo dei treni è in grado di offrire pronto soccorso in casi di eventuale necessità. Ma i problemi sono ben altri. Ad esempio non c’è nessuno che sia in grado di tenere sotto controllo zingari e vagabondi che viaggiano ad ogni ora del giorno sui convogli, naturalmente sempre senza biglietto». I pendolari raccontano episodi tragici e buffi: c’è chi armato di chitarra canta sul regionale alle 7 del mattino; c’è chi chiede l’elemosina con neonati in braccio; c’è persino chi, armato di mini biglietti da visita con su scritta la propria travagliata esistenza, racconta ai passeggeri la sua vita da povero ostentando un italiano che di errori veri ne ha ben pochi. «Ma la cosa che più ci irrita – raccontano due impiegati civitavecchiesi – è vedere le centinaia di croceristi spaesati che non sanno dove andare perchè nessuno, Polizia Ferroviaria a parte, è in grado di spiegare magari in inglese quale treno deve prendere per andare a visitare ‘‘Sistina Chapel’’». Per entrare in contatto con i pendolari del territorio : www.pendolaricv.org .
Ma. Ma.
Cronaca
2 Novembre 2011
Pendolari, una vita tra ritardi e ‘‘zingari portoghesi’’