TARQUINIA – Anche quest’anno nella provincia di Viterbo è stata portata a termine la campagna anti-incendi boschivi da parte del Corpo Forestale dello Stato, che ha visto puntualmente impegnati, come ogni anno, uomini e mezzi durante tutta la stagione estiva; con compiti ormai codificati e coordinati tra i vari Enti interessati (Squadre di Protezione Civile regionali, Vigili del Fuoco, Flotta Aerea Regionale e Statale ed altri). Il CFS svolge prioritariamente operazione di coordinamento e direzione delle operazioni di spegnimento in ambito boschivo per una più efficace interazione tra squadre antincendio e i mezzi di terra e d’aria (autobotti, moduli anti-incendio, elicotteri e canadair) . Inoltre cura tutta la fase delle indagini necessarie per risalire alle cause che hanno scatenato l’evento e, laddove se ne riscontri la matrice dolosa, cercando di scoprire moventi e i responsabili dell’atto criminoso, che ricordiamo è sanzionato dal Codice Penale con l’arresto. In particolare nella appena trascorsa stagione è stata attivata, nella provincia di Viterbo, una squadra di Repertatori, i quali avvalendosi di metodologie e strumentazioni scientifiche, hanno riscontrato e rinvenuto in diversi incendi, gli inneschi realizzati con metodi rudimentali ma purtroppo molto efficaci, utilizzati da veri e propri piromani.
Tale attività di repertazione particolarmente elaborata, prevede anche particolari analisi di laboratorio e non ultimo l’accertamento del DNA degli autori, attualmente le indagini di Polizia Giudiziaria sono ancora in corso per particolari eventi verificatisi in Provincia e se ne attendono gli sviluppi. Tuttavia l’andamento stagionale è stato favorevole permettendo di trarre un bilancio tutto sommato positivo, questo dovuto sia alle condizioni metereologiche relative alle abbondanti piogge registrate nella passata stagione invernale/primaverile, ma anche per la costante attività di prevenzione posta in atto dal CFS, che ha permesso di limitare i danni. Ci sono comunque stati ben 19 incendi boschivi nei quali sono andati persi 30 ettari dal patrimonio provinciale e oltre 80 ettari di aree non boscate ma limitrofe a questi ultimi. Occorre sottolineare che la maggiori cause degli incendi, oltre all’intenzionalità vera e propria (atti di piromania, rivalità e vendette o puri atti vandalici) sono spesso dovute all’imperizia ed alla mancata osservanza delle regole fondamentali di sicurezza, nell’effettuare operazioni di ripulitura del sottobosco, dei campi coltivati, delle zone adibite a pascolo e delle aree private. Giova quindi ricordare che tali attività possono essere messe in atto seguendo particolari accortezze e soprattutto nei modi e nei tempi indicati dalla legge, quanto sopra oltre che per evitare spiacevoli sanzioni in cui si può incorrere, soprattutto per non mettere a repentaglio la propria e la pubblica incolumità. L’attività Istituzionale del CFS, terminata la campagna AIB, prosegue nei diversi settori in cui si è chiamati ad operare, quali il controllo e la tutela del patrimonio naturale nazionale, operazioni di antibracconaggio, indagini di polizia ambientale e forestale, interventi di Protezione Civile laddove necessario ed in tutti i campi che vedono giornalmente impegnati gli uomini e le donne del Corpo Forestale dello Stato.
Cronaca
2 Novembre 2011
Piromani, accertamenti sul Dna da parte della Forestale