Di ROMINA MOSCONI
In un vero e proprio bagno di folla si è snodata ieri sera la processione del Cristo Morto, il corteo religioso, le cui origini si perdono nella notte dei tempi e che sempre di più dimostra di essere amato da tutti i civitavecchiesi e da tante persone che dai paesi del comprensorio sono venuti a Civitavecchia appositamente per vedere questa processione così singolare che unisce la tradizione, il folklore alla spiritualità e che, come ricorda il Priore dell’Arciconfraternita del Gonfalone, Gianni De Paolis “a ispirare il tutto è la fede”. Come al solito grande e proficuo è stato il lavoro dei confrati dell’Arciconfraternita del Gonfalone che hanno organizzato la processione e che come angeli silenziosi hanno collaborato affinché tutto andasse per il meglio; oltre ai confrati hanno prestato servizio anche i volontari della Croce Rossa. La processione come al solito è partita alle 20.30 dalla Chiesa della Stella e poi dopo circa due ore di tragitto è rientrata in piazza Leandra. Il Vescovo Monsignor Luigi Marrucci dopo aver confessato e benedetto i penitenti prima della partenza, ha poi partecipato alla processione insieme a un gran numero di sacerdoti e di suore della diocesi e insieme hanno animato la preghiera. Mons. Marrucci aveva esortato i civitavecchiesi a non guardare la processione come se fosse un teatro ma a viverla in preghiera e riflessione e i civitavecchiesi hanno ben risposto a quest’esortazione. “C’è una ‘‘crescita’’ sia tra i partecipanti alla processione che tra chi la guarda – ha sottolineato ancora De Paolis – molto dobbiamo a Monsignor Chenis che, amando questo corteo religioso, ha risvegliato gli animi di tutti e ha riportato in massa il clero in processione”. Il corteo si è mosso sulle note struggenti delle due bande cittadine, ‘‘Ponchielli’’ e ‘‘Puccini’’Al corteo religioso hanno partecipato anche il sindaco Gianni Moscherini e l’assessore provinciale Paola Rita Stella. Tutto è stato praticamente perfetto:complice la bella serata primaverile per le strade si è riversata una grande massa di gente che ha assistito in religioso e rispettoso silenzio al passaggio degli 800 e più persone che in vari ruoli hanno partecipato alla processione. Molti i bambini e le associazioni (in particolare gli scout) che hanno partecipato. Il momento topico della processione è sicuramente il passaggio dei penitenti incappucciati con le catene ai piedi e la croce sulle spalle: quest’anno se ne sono contati ben 226, sei in più rispetto allo scorso anno (nel 2000 ci fu il numero più alto di penitenti: ve ne parteciparono 332). “Ci sono famiglie intere che partecipano e molte volte è una tradizione che ci si tramanda da padre in figlio, così come per tutti i ruoli della processione – ha sottolineato De Paolis – noi non chiediamo i motivi che spingono a fare i penitenti. C’è chi chiede grazie, chi vuole offrire questo gesto per chiedere perdono altri che pregano per il mondo”. Tra i figuranti c’è stato quest’anno il debutto di una nuova figura, quella cioè del Cireneo, colui cioè chiamato ad aiutare Gesù a portare la croce al calvario. L’altra invece è rappresentata dai manifesti raffiguranti i misteri dolorosi, una scelta nata dalla collaborazione tra l’Arciconfraternita del Gonfalone e l’associazione Cinefotografica
Altro momento sentito dai civitavecchiesi è quello del rientro della processione in piazza Leandra, quando i portatori dei carri devono attraversare in corsa via Piave per poi accedere alla piazza gremita che li accoglie tra gli applausi che fa vivere così il preludio alla gioia della resurrezione di Gesù. “Tutta la processione poi è la metafora della vita stessa: si cammina, a volte si cade, a volte si inciampa, ci sono i sassi che danno fastidio, i fratelli che camminano con te che ti urtano o che ti sono di inciampo, la croce pesa, le spalle fanno male, i piedi si indolenziscono, il freddo ti fa rabbrividire, le persone intorno qualcuno ti sostiene altri ti deridono; la stessa cosa è la vita – hanno spiegato alcuni sacerdoti che hanno partecipato alla processione – si cammina insieme verso la meta unica: conquistare la vita eterna e arrivare alla gioia della resurrezione, quando si comprenderà il senso dei tanti dolori e fastidi sopportati”. Unica nota stonata i rattoppi al manto stradale fatti dall’amministrazione comunale all’ultimo momento: i piccoli sassolini del catrame infatti hanno creato non pochi problemi ai penitenti che hanno fatto il percorso a piedi nudi. Particolarmente difficoltoso, a causa del brecciolino e dell’asfalto che si è staccato, è stato attraversare via Buonarroti, via Annovazzi e via Strambi. “Ringrazio di cuore tutti i confrati, i Cooperatori salesiani, i sacerdoti e le suore, la Protezione Civile, i Vigili Urbani – ha concluso De Paolis – l’amministrazione comunale, i civitavecchiesi e tutti coloro che hanno partecipato alla processione”.
Cultura e Spettacoli
2 Novembre 2011
Processione Cristo Morto: edizione impeccabile