CIVITAVECCHIA – Va bene che la notizia dei ‘‘preti pedofili’’’ ora va di moda, ma le affermazioni dell’avvocato Nino Marazzita che pretende l’incriminazione del vescovo Gino Reali per una «deposizione molto significativa» resa al pm Francesco Scavo Lombardo il 1 dicembre 2008 (oltre 16 mesi fa), circa «gli abusi compiuti da don Ruggero Conti» e che hanno portato all’arresto del prete appaiono a dir poco esagerate. L’ordinario diocesano di Porto di Santa Rufina e amministratore apostolico della diocesi Civitavecchia-Tarquinia, secondo il legale dovrebbe rispondere di favoreggiamento in quanto «era perfettamente al corrente degli abusi compiuti da don Conti e non ha fatto niente». Ma leggendo il verbale sottoscritto dal presule davanti al pm, quattro sono le cose che ci hanno colpito: 1) Esistenza di dissapori tra il parroco di Selva Candida, Conti, e il vicario Bricchetto che per primo ha parlato degli abusi; 2) Atteggiamento tutt’altro che reticente da parte del parroco arrestato quando è stato chiamato dal suo Vescovo; 3) La richiesta fatta da monsignor Reali alla presunta vittima di formalizzare le accuse; 3) La dichiarazione del Vescovo: «Mi tranquillizzò il fatto che la cosa fosse arrivata a conoscenza dei genitori». Ai lettori ogni commento, ma una domanda sorge spontanea: Come mai Marazzita non tenta di incriminare anche i genitori? Tenti pure la strada della denuncia al vescovo se lo ritiene opportuno, ma se è possibile senza preannunciarla e farsi una fin troppo facile pubblicità.
Fa.Mar.