TARQUINIA – Passino le offese personali e le menzogne politiche, ma le minacce riferite alle mura domestiche sono oltraggiose, torbide e squallide. Questa volta si è passato il segno e sono schifato dalle parole rivolte a me e alle mia famiglia da parte dei soliti noti che scrivono su Tarquinia Città. Una sola parola VERGOGNA.
Stanno degenerando la politica. Il loro accanimento e la loro cattiveria sono ormai al limite della patologia. Cercano di infangare la mia immagine e visti gli scarsi risultati sono arrivati a minacciare le mie mura domestiche presso le quali secondo loro dovrei rivolgere la mia umana pietà perché presto ne avrò bisogno, un atto di intimidazione assurdo.
Sopporto con pietà le bugie di Sergio Mancinelli che continua a gridare allo scandalo salvo poi essere smentito dai fatti e distribuisce patenti di buon amministratore con pendente una condanna della Corte dei Conti, leggo le ormai noiose, ciarlane elucubrazioni di Delle Monache, che inventa istituti giuridici e manipola lettere a suo piacimento con la solita meschinità, sopportato i soliti reprimenda di Luigi Daga e la sua scarsa memoria, quello che trovo del tutto inaccettabile è la minaccia allusiva e l’intimidazione tutt’altro che velata.
Dopo aver sbattuto amministratori onesti in prima pagina affiancandoli ai Casalesi, aver dipinto Tarquinia come la Città del crimine organizzato, dell’inquinamento e di ogni altra nefandezza, in clima elettorale ecco arrivare intimidazioni e minacce strumentali.
In fondo questi uomini così tanto di sinistra da far vincere la destra oltre a vomitare bugie sulla carta stampata con le loro penne spuntate, piene di odio, ma vuote di contenuti, non hanno bisogno di minacciare, possono partecipare al processo democratico ed elettorale, candidarsi e prendere un voto in più del sottoscritto se ne hanno forza e coraggio.
Un unico appello, il loro padrone scenda in campo di persona e venga a confrontarsi dialetticamente faccia a faccia, per una volta lasci a casa servi e giullari, marionette e figuranti, e dimostri il suo consenso, se ancora ne ha.
Io non minaccio, non è nel mio stile, e rinnovo l’invito ad un pubblico confronto, ma i conigli di Tarquinia Città continuano e non rispondere e rifuggono da quei luoghi dove davanti all’evidenza la loro boria diviene il nulla che rappresentano.
La preoccupazione e la rabbia che ho letto sul volto dei miei familiari mi induce a non tollerare oltre, in cinque anni di Presidenza non ho mai scomodato i tribunali per beghe e polemiche politiche, ma questa volta non posso esimermi è stata violata una sfera troppo importante del vivere umano e non posso permettere che il clima di terrore e paura contamini la mia quotidianità.
ALESSANDRO ANTONELLI
PRESIDENTE DELL’UNIVERSITA’ AGRARIA DI TARQUINIA