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    Politica
    2 Novembre 2011
    Rabbia e disperazione

    di MASSIMILIANO GRASSO

     

    Comprendiamo la rabbia del Sindaco Moscherini di fronte ad una accusa tanto grave, che ha fatto il giro d’Italia, ma non per questo è giustificabile la sua reazione scomposta e mirata, oltre che al ‘‘solito’’ burattinaio acerrrimo nemico da quasi dieci anni, anche alla stampa tutta, dall’Ansa e dal Corriere fino, soprattutto, alla Provincia e alla Tribuna. O meglio, quasi tutta, visto che – secondo il Sindaco – solo un giornalista e un giornalista sarebbero liberi di fare bene il loro mestiere, per il fatto che – loro sì con la verità in tasca – hanno definito fin dal primo momento il ‘‘documento cubano’’ una patacca. Ovviamente senza portare prove in tal senso, come del resto ha fatto ieri lo stesso Moscherini. Che ha messo in piedi uno spettacolo già visto (la claque e la scenografia ricordavano tanto quella di Saladini, con l’unica differenza che lui era appena caduto), con contenuti già sentiti: le accuse ai giornali, addirittura sul taglio delle foto, ricordano tanto proprio quelle del tanto odiato Pietro Tidei. Nel merito, però, Moscherini è entrato solo di striscio, esibendo un passaporto che non significa proprio nulla, e un controdocumento che non fa altro che riprendere i dubbi che proprio da queste colonne avevamo sollevato, chiedendoci se il certificato fosse o meno autentico. La risposta che ci siamo dati, e che Moscherini non ha fatto che confermare, è che dopo dieci anni di chiacchiere e becero pettegolezzo su un fatto così grave, è il momento di fare chiarezza una volta per tutte. E sarà possibile solo con una risposta ufficiale delle autorità cubane, che non è ancora arrivata. Le uniche conferme derivanti dallo show di pessima qualità del Pincio è che il Sindaco si atteggia sempre di più come la bruttissima copia, sempre più sbiadita, del capo del Governo e che questa maggioranza, politicamente disperata, non ha più nulla da dire alla città.