di ROBERTA GALLETTA
CIVITAVECCHIA -Quello che scatenò la tragedia delle Foibe alla fine della Seconda guerra mondiale, quando migliaia di italiani di Istria, Fiume e Dalmazia si trovarono indifesi vittime dell’odio etnico-nazionalista del regime di Tito deciso ad annettere alla Jugoslavia quei territori e inconsapevoli vittime di un conflitto che aveva di fatto messo italiani contro italiani, fu il risultato di una cultura della violenza e dei soprusi. Oltre 350mila persone infatti furono costrette a lasciare i loro affetti, le loro case e le cose più care, le loro vite per essere accolti in altre parti d’Italia tra molta indifferenza e poca accettazione. Quelli che ebbero il coraggio di restare in quei territori , sfidando il duro regine comunista, diventarono poco a poco stranieri a casa propria, subendo al contrario il destino di quei comunisti italiani che invece vedevano nella Jugoslavia la terra dove costruire il loro avvenire. Tutti, nessuno escluso, furono ammazzati e trucidati, i loro corpi offesi e vilipesi con il lancio nella cavità carsiche, le Foibe, tipiche dell’area Dalmata- Friulana. Tutti massacrati con l’accusa di essere fascisti. Perché chi era scappato non voleva andare sotto l’area di potere Jugoslavia e chi era rimasto credeva nella patria Italia e non accettava di lasciare la sua vita di italiano, nonostante tutto. Il risultato non fu solo la diaspora triste e desolata e isolata di un intera comunità ma la divisione e anche la perdita della tradizioni e degli usi e costumi comuni con una violenza feroce e senza giustificazioni. Una vicenda che dopo oltre sessant’anni il nostro Paese fa ancora fatica a riconoscere, sforzandosi di considerare quelle persone come vittime di una guerra sciagurata e di due ideologie totalitarie altrettanto folli, il fascismo e il comunismo. Ecco allora l’importanza del Giorno del Ricordo il 10 febbraio, al pari della Giornata della Memoria, il 27 gennaio perché nessuna ideologia, anche quella che può sembrare in quel momento la più giusta, può e deve giustificare la violenza. Mai. Perché chi non ricorda è destinato a ripetere gli stessi errori e se non si conoscono e si comprendono gli errori commessi dall’uomo, la storia non insegnerà mai nulla.
“Convincere un nemico, convincerlo del torto
È una battaglia senza sangue e una vittoria durevole
Un semplice atto di fede
Nella ragione sopra la forza”
Da “History will teach us nothing”
LP “Nothing like the sun” Sting, 1987,