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    Sanità
    2 Novembre 2011
    RmF, i Sindaci bocciano il piano di rientro

    CIVITAVECCHIA – E’ una sonora bocciatura quella che ieri mattina la conferenza dei Sindaci della Asl RmF ha attribuito al piano di rientro della Regione Lazio che, secondo quanto confermato dal direttore generale della Asl RmF Salvatore Squarcione, porterà ad ulteriori tagli ed aggravi per una azienda sanitaria già di per sè piuttosto penalizzata. Tanto che i primi cittadini presenti, su spinta del presidente Gianni Moscherini, chiedono un incontro urgente con il presidente Renata Polverini «che evidentemente – hanno commentato Augusto Battilocchio di Allumiere e l’assessore Eugenio Fratturato di Santa Marinella – non è al corrente di quelle che sono le criticità e la situazione attuale di questo territorio», con Battilocchio che ha invitato i colleghi a mettere in campo anche iniziative eclatanti per far sentire la voce del comprensorio». E questo alla luce del quadro tracciato dallo stesso manager Squarcione che, punto per punto, ha illustato gli effetti del piano regionale, ricordando che «noi non siamo un ente programmatore, ma gestiamo – ha spiegato – un sistema programmato da altri» e partendo dal blocco del turnover al 100% che non permetterà nuove assunzioni e sostituzione del personale prossimo alla pensione, oltre all’assunzione dei 50 infermieri vincitori di concorso nel 2007. «In questo senso – ha spiegato – stiamo riorganizzando i servizi con l’impiego di medici sumaisti a 176 ore e con professionisti con contratto a termine per mantenere i Lea e i livelli di assistenza per le emergenze: è una responsabilità che ci stiamo assumendo come dirigenza». E se la RmF, in quest’ultimo periodo, ha mostrato di saper risparmiare e razionalizzare i fondi, riducendo, ad esempio del 30% i costi per le prestazioni aggiuntive e del 70% quelli per la fornitura del servizio mensa, deve fare i conti anche con la riduzione da 4 a 3 distretti, con il taglio del 10% delle Uoc, Uos e Uosd, con nuovi accorpamenti e, di conseguenza, con i tagli, già anticipati, relativi ad alcuni reparti. «Per quanto riguarda l’assistenza perinatale – ha chiarito – a Civitavecchia abbiamo 16 posti letto tra ginecologia ed ostetricia e 4 per neonatologia. Tarquinia attualmente ne ha 18. Con il nuovo piano, Tarquinia viene accorpata a Civitavecchia, e si avranno 12 posti letto per ostetricia. Che fine fa ginecologia?». Civitavecchia risulterà così un centro di primo livello, per i cosiddetti ‘‘parti semplici’’; ricorrendo al centro ‘‘spoke’’ di II livello come il Belcolle di Viterbo o, eventualmente, al centro ‘‘hub’’ di III livello come il Gemelli o il Fatebenefratelli di Roma: in questo senso è stata messa in evidenza la carenza di infrastrutture di collegamento, soprattutto viarie, e di un sistema di trasporti adeguato, oltre che la poca chiarezza sull’accorpamento dei due reparti, che non specifica nulla su personale e risorse strumentali. Stesso discorso, anzi ancora più delicato, per quanto riguarda l’oncologia. Civitavecchia, che diventerebbe presidio di prossimità, per «procedure diagnostiche routinarie e infusione di chemioterapici: ASLbisogna però capire cosa si intende per queste attività – ha aggiunto Squarcione – fatta salva la medicina nucleare e la radioterapia, ostacoli comunque superabili, il San Paolo è in possesso dei requisiti necessari per essere inserito in un centro ‘‘spoke’’ nell’ambito della rete oncologica, anche per non rpivare il litorale da Orbetello a Latina di una struttura del genere. Occorrerebbe quindi una opportuna rivalutazione del ruolo dell’ospedale locale». A spoke potrebbe assurgere il San Paolo anche dal punto di vista della cura delle malattie infettive. Un porto che vede la presenza di migliaia e migliaia di passeggeri al giorno, provenienti da tutto il mondo, due strutture carerarie e una alta percentuale di immigrazione hanno portato la RmF a dotarsi di una stanza di isolamento al pronto soccorso e alla nuova rianimazione e barelle isolate. Anche in questo caso andrebbe quindi rivista la rete infettivologica.
    Alla conferenza dei sindaci era presente anche il responsabile dell’Asp (Agenzia sanitaria pubblica» Piero Borgia che, ascoltate le istanze del territorio, se ne farà portavoce presso la Regione anche se ha già sottolineato che, con le nuove macroaree, la RmF sarebbe accorpata alla RmE dove è riscontrato un eccesso di posti letto.